Cape Ferguson (Australia) – Le barriere coralline di tutto il mondo sono in pericolo, soprattutto a causa dell’inquinamento e dell’innalzamento delle temperature degli oceani. Australian Institute of Marine Science ( Aims ), in collaborazione con James Cook University , ha messo a punto un sistema hi-tech che permette il costante monitoraggio della conformazioni coralline.
Grazie all’adozione di un network di sensori radio, il controllo della condizioni ambientali sarà quanto mai semplice. La dislocazione dei dispositivi avverrà sia nelle barriere coralline che nei bacini costieri di raccolta per l’acqua piovana. “Uno dei nostri problemi è che spesso ci rendiamo conto di quanto stia succedendo sulle barriere solo grazie agli effetti collaterali degli agenti esterni. Adesso, grazie al progetto Digital Skins potremo valutare le cause e quindi individuare strategie per combattere il degrado della grande barriera corallina australiana “, ha dichiarato Scott Bainbridge, responsabile tecnologico dell’Aims.
I sensori radio, utilizzati già nel settore nucleare per il controllo delle centrali atomiche, sono in grado di comunicare tra di loro, oltre che trasmettere tutti i dati alla centrale. Possono misurare la salinità, la temperatura e il livello delle sostanze presenti nell’acqua.
Ogni sensore è definito da un codice alfanumerico e dispone di un sistema operativo. In sinergia con la tecnologia GPS, è possibile mantenere il controllo di tutto il network. La trasmissione dei dati avviene grazie all’utilizzo di micro-onde, capaci di coprire anche distanze di 70 km.
Il grid-computing rappresenta l’ultimo anello della catena, la condivisione delle informazioni e le eventuali elaborazioni dei dati con le altre istituzioni di ricerca. “Finalmente potremo scoprire, e ad esempio prevenire, il fenomeno dell’ imbiancamento dei coralli. Fino ad ora ci rendevamo conto del problema a cose fatte. Adesso potremo comprendere quali siano le condizioni ambientali che lo generano”, ha aggiunto Bainbridge.
Ogni giorno i sensori produrranno Terabyte di dati; per questo motivo il grid-computing, secondo gli esperti, si dimostrerà l’unico mezzo per disporre della potenza di calcolo necessaria all’elaborazione. “Con il 20% delle barriere coralline mondiali danneggiate e un altro 50% in pericolo, il progetto Digital Skin ci permetterà di acquisire sufficiente conoscenza per fronteggiare questo disastro ambientale. Il risultato dell’elaborazione di questi dati avrà profonde implicazioni per il futuro dei coralli di tutto il mondo”, ha aggiunto Bainbridge.
Dario d’Elia