Calxeda annuncia la chiusura del business e l’avvio di una dolorosa fase di ristrutturazione, una decisione obbligata a cui il management è stato costretto per la semplice mancanza di fondi sufficienti a proseguire oltre. Il mercato è in sviluppo, dice la società, ma noi non possiamo più andare avanti così.
Calxeda è una delle società più attivamente impegnate sul fronte dei server ARM , un tipo di offerta tecnologica sulla bocca di tutti ma ancora tutta sulla carta. La start-up statunitense voleva appunto trasformare la teoria in pratica, ed era per questo riuscita a raccogliere fondi per 90 milioni di dollari e a stipulare partnership importanti con colossi del calibro di Hewlett-Packard.
Ma 90 milioni di dollari non sono apparentemente sufficienti per reggere il peso di un’impresa pionieristica come quella in cui si era imbarcata la start-up assieme ai suoi 130 dipendenti, e un ulteriore sforzo per ottenere nuovi finanziamenti non ha sortito gli effetti sperati.
I dipendenti Calxeda sono stati quindi tutti licenziati – salvo qualcuno necessario a fornire supporto ai clienti già serviti dall’azienda. I prodotti ARM continuano a essere disponibili per l’acquisto, assicura l’azienda, ma quel che sarà degli asset di Calxeda verrà determinato in fase di ristrutturazione.
Tra le voci che cominciano a circolare sul futuro di Calxeda, quelle più significative parlano di una possibile acquisizione dell’azienda da parte di Dell o della summenzionata HP. Entrambe le corporation sono interessate alla proprietà intellettuale della start-up e alla possibilità di sfruttarla per continuare a sviluppare la tecnologia micro-server con SoC ARM con ben altre capacità di finanziamento.
Alfonso Maruccia