L’economia dei paesi occidentali andrà presto incontro ad una drammatica carenza di personale tecnico . A preconizzare la tragedia è Azim Premji, presidente dell’indiana Wipro e tra i personaggi più influenti dell’IT asiatica. “Regno Unito e Stati Uniti stanno seriamente sottostimando il problema”: ma l’India, e l’Asia in generale, non faranno lo stesso errore.
Il numero di studenti che ogni anno consegue la laurea in ingegneria sul suolo indiano si aggira sul mezzo milione. Va ancora meglio in Cina, dove gli ingegneri sfornati ogni anno dalle università sono più di 750mila : numeri importanti, che soprattutto per i laureati indiani significano personale in grado di parlare fluentemente inglese e molto ben preparato sotto l’aspetto teorico.
Non accade lo stesso in occidente: negli USA sono appena 75mila l’anno i nuovi ingegneri , troppo pochi per tenere testa all’aumento della domanda. La causa di questa flessione dell’interesse verso le discipline scientifiche, secondo Premji, è l’incapacità della scuola di far appassionare i suoi studenti alla matematica e alle scienze. In India, dove i genitori sono ancora gli artefici delle scelte dei figli in fatto di istruzione, le materie scientifiche sono invece sempre più spesso la base del curriculum dei giovani.
Ma anche in India le cose non vanno bene: “Gli studenti non si interessano e non eccellono in matematica perché non trovano insegnanti all’altezza: questi ultimi non sono capaci di catturare l’attenzione degli alunni, che finiscono per appassionarsi all’idea di carriere improbabili”. Il contributo dello stato, secondo Premji, non è sufficiente a sopperire a queste mancanze: per questo, con la sua azienda ha lanciato un programma parallelo per formare e aggiornare 10mila professori, così da rimetterli al passo coi tempi e migliorare le loro tecniche di insegnamento.
Questa iniziativa, assieme ad altre intraprese dal Governo, dovrebbe garantire all’India di mantenere il suo attuale vantaggio competitivo : salari bassi, grande quantità di manodopera altamente specializzata, perdipiù in grado di parlare inglese. Se poi si dovessero innescare circoli virtuosi, se il numero di lavoratori IT dovesse diventare davvero troppo anche per l’India, si potrebbe sempre esportarlo: ad ovest c’è chi non vede l’ora.
Luca Annunziata
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