Berkeley (USA) – Il celebre progetto di calcolo distribuito SETI@home , che da anni coinvolge milioni di utenti nella ricerca di vita intelligente extraterrestre, si prepara al definitivo trasloco verso la nuova piattaforma open source BOINC (Berkeley Open Infrastructure for Network Computing), già utilizzata da diversi altri progetti di ricerca scientifica.
A partire dalla prossima settimana lo staff tecnico di SETI@home fonderà il vecchio database del progetto, contenente tutti i dati raccolti ed elaborati nei 6 anni e mezzo di attività, con il nuovo archivio basato sull’infrastruttura BOINC. Questo aggiornamento, descritto nel dettaglio qui , rappresenta la penultima tappa di SETI@home verso la sua nuova casa virtuale. L’ultima e più drastica tappa della migrazione a BOINC si compierà il prossimo 15 dicembre, quando la versione “classica” di SETI@home cesserà definitivamente di funzionare: entro quella data i circa 200.000 utenti che ancora utilizzano una vecchia versione del client dovranno installare quello ufficiale di BOINC (conservando gli stessi dati di accesso).
Il passaggio alla piattaforma sviluppata dall’Università di Berkeley viene descritto dagli scienziati del SETI come un notevole passo avanti, tanto sotto il lato della sicurezza che sotto quello della flessibilità. BOINC garantisce infatti agli utenti una maggiore protezione contro attacchi esterni, grazie alla cifratura dei dati e all’uso della firma digitale, inoltre fornisce interfacce verso i principali linguaggi di programmazione e include vari tool per la diagnosi dei problemi e il controllo delle prestazioni.
Tra i vantaggi forniti da BOINC agli utenti, descritti sinteticamente qui , uno dei più importanti è costituito dalla possibilità di partecipare a più progetti contemporaneamente utilizzando un solo account e un solo client. La tecnologia alla base di BOINC viene infatti adottata da un crescente numero di progetti di calcolo distribuito: tra questi vi sono ricerche sui cambiamenti climatici, su alcune malattie, su nuovi farmaci e sulle onde gravitazionali emesse dalle stelle di neutroni.
Partecipare a ricerche come quelle succitate significa mettere a disposizione del progetto la potenza di calcolo inutilizzata dei propri computer: attraverso Internet ogni utente riceve infatti una porzione di “lavoro”, sotto forma di dati da elaborare, che la propria macchina processerà nei tempi morti (si può scegliere che il client operi costantemente in background o che si attivi solo come screen-saver). Va tuttavia sottolineato che il contributo dell’utente ha un costo, seppure per molti trascurabile: mettere a disposizione i cicli non utilizzati del proprio processore significa infatti farlo lavorare quasi costantemente al 100%, con conseguente incremento dell’assorbimento energetico e dei costi in bolletta. Per prevenire il surriscaldamento del processore, specie se overcloccato, il team di sviluppo di BOINC suggerisce l’uso di ThreadMaster , una piccola utility che consente all’utente di limitare l’uso della CPU da parte di un programma.
Il progetto SETI@home è partito ufficialmente nel maggio del 1999. Il suo scopo è quello di utilizzare la potenza di calcolo messa a disposizione dai volontari per analizzare i segnali radio a banda stretta captati dai radio telescopi di SETI : la speranza dei promotori è che tra i molti segnali un bel giorno se ne trovi uno che rappresenti “una prova evidente di tecnologia extraterrestre”, come si legge sul sito del progetto.