Nessuno dei maggiori studios hollywoodiani intende gestire in Corea del Sud il business della distribuzione dei DVD: anche Warner Bros abbandona, anche Warner Bros cede ad altri l’incombenza di lavorare con prodotti fisici in un mercato che sembra nutrirsi solo di flussi di bit.
La Corea del Sud è uno dei paesi del mondo più innervati di connettività: il 94 per cento delle abitazioni è dotato di un collegamento a Internet, la banda larga dilaga . La possibilità di attingere alla inesauribile fonte di risorse che circolano in rete ha radicalmente cambiato il modo di consumare i contenuti: il Consiglio del Cinema Coreano tempo addietro ha stimato che la metà dei netizen tra i 15 e i 49 anni scarichi un film alla settimana dalle piattaforme di sharing, l’industria dei contenuti si trova costretta a ripensare la propria posizione nel mercato locale.
Ma non si tratta di un ripensamento dovuto solo alla pirateria: i cittadini della rete coreani hanno offerto le loro giustificazioni al download a mezzo P2P e, oltre a un 30 per cento che ha dichiarato di approfittare del P2P per la gratuità dei contenuti, il 20 per cento ha ammesso che le piattaforme di sharing consentono di fruire delle opere in maniera flessibile . È così che Warner Bros sembra muovere verso un modello di business che meglio sappia conciliarsi con gli usi e i costumi dei cittadini della rete: se nei giorni scorsi ha annunciato di voler rilasciare i film online ancora prima di distribuirli in DVD, ora dichiara ufficialmente di voler concedere ad altri l’onere di lavorare con un segmento di mercato che non si rivela più fruttuoso.
Seguendo le orme di Paramount, Sony e Disney, Warner lascerà che siano altri operatori ad aggiudicarsi la possibilità di spartirsi una torta che si fa sempre meno sostanziosa: se il valore del mercato del DVD si poteva calcolare nel 2002 in 465 milioni di euro, nel 2007 è più che dimezzato, garantendo all’industria 197 milioni di euro.
La pirateria, ha dichiarato a Reuters un non meglio identificato rappresentante dell’industria, “crea un mercato più impegnativo”. Il contesto della Corea, in anticipo rispetto al resto del mondo per risorse di connettività, possa contribuire a rivoluzionare l’offerta dell’industria dei contenuti, sospingendola verso un modello capace di accontentare un pubblico che si è aperto a nuove modalità di fruizione e a canali distributivi diversi rispetto a quelli su cui gli studios hanno edificato il proprio modello di business.
Gaia Bottà