Non solo avvertimenti e disconnessioni: la Corea del Sud contrasterà la pirateria anche con oscuramenti e sequestri di traffico. Le autorità di uno dei paesi più connessi del mondo hanno apposto il sigillo alla variante locale della dottrina Sarkozy .
Scorrono fiumi di bit nella rete coreana: la banda larghissima messa a disposizione dei netizen è sovente impugnata per far fluire contenuti protetti dal diritto d’autore. L’industria dei copyright ha tentato di mettersi al riparo per tornare a dettare le regole del mercato: ci ha provato con alleanze strategiche su scala globale, ci sta provando con offerte legali online. Qualcuno ha capitolato , ha rinunciato alla distribuzione di contenuti inscatolati nella materialità dei supporti tradizionali.
Ma le autorità, e l’ industria locale dei contenuti , non si sono arrese alle abitudini dei cittadini della rete. Nei mesi scorsi è stata elaborata e messa al vaglio una proposta che ora è legge . Le disposizioni contenute nel testo ripercorrono quelle previste dalla dottrina Sarkozy , ormai approvata in Francia. Avvertimenti, veicolati dai provider: se l’indirizzo IP dovesse persistere nelle violazioni, se il cittadino della rete non si lasciasse intimorire dai moniti dell’industria, sulla sua connessione calerà la ghigliottina . Saranno i rappresentanti del ministero della Cultura, dello Sport e del Turismo a decidere della libertà del netizen di esprimersi e di informarsi online: la sospensione potrà durare fino a sei mesi.
Il Ministero non agirà da boia sulle sole connessioni dei cittadini della rete. Le autorità locali potranno altresì brandire altri tipi di ordinanze nei confronti dei siti coreani che ospitano i contenuti. Le diffide pioveranno non solo sui netizen colti a condividere contenuti illegalmente, ma anche sui servizi di sharing e su quelle che vengono definite bacheche online: i gestori delle piattaforme che ospitino contenuti protetti dal copyright senza l’autorizzazione del detentore dei diritti verranno allertati e invitati alla rimozione. In caso non ottemperino il Ministero potrà disporre la chiusura del sito , la sospensione del servizio.
Rumoreggiano i netizen, si mobilitano gli operatori della rete. Un dipendente di un’azienda che opera online in Corea del Sud ha sottolineato che per i servizi che ospitano contenuti pubblicati dagli utenti e per gli aggregatori è pressoché impossibile monitorare tutto quanto sia ospitato dalla propria infrastruttura e tenere sotto controllo quanto gli utenti postino e linkino. Soprattutto quando il ventaglio dei contenuti protetti dal diritto d’autore spazia dalla musica ai video, dagli articoli di giornale agli stessi post di cittadini della rete urtati dal rimbalzare online delle proprie opere.
Il nuovo quadro normativo, denunciano altresì i netizen, se impugnato con eccessiva risolutezza rischia di rappresentare uno strumento censorio nelle mani delle autorità, che potrebbero agire non solo in funzione della tutela della proprietà intellettuale. Oltre a privare i netizen della connettività che permette loro di esprimersi e informarsi, il Ministero potrebbe mettere a tacere le voci più scomode di coloro che si occupano di attualità, magari attingendo a fonti ufficiali e a testi protetti dal diritto d’autore.
Ma le disconnessioni non sono l’unico elemento deterrente: la minaccia di controlli più serrati sui contenuti espressa dalle autorità nei mesi scorsi si è ora tradotta in una legge che impone ai netizen di rinunciare all’anonimato . I siti che vantano più di 100mila visitatori al giorno saranno a breve costretti a correlare ogni account a dati personali e codice fiscale del cittadino.
Gaia Bottà