David Pogue, video-editorialista del New York Times , è solito raccontare la tecnologia moderna con ironia e con qualche trovata divertente : questa volta, tuttavia, si concede una pausa per parlare con serietà (ma non troppo) di un progetto in cui evidentemente crede egli stesso, quello di One Laptop Per Child . Il famoso laptop da quasi 200 dollari si avvicina alla data di “commercializzazione” ufficiale, e il momento è dunque propizio per tirare le somme su questa iniziativa.
Nel complesso, Pogue lo promuove con entusiasmo . “A dispetto di ostacoli e dubbi, OLPC ha realizzato un laptop solido e adatto ad ambienti caldi, umidi e polverosi”, spiega sulle pagine del suo giornale: “È adatto a tenere le giovani menti impegnate a scuola e a casa”. Ma soprattutto, grazie alle sue caratteristiche innovative “è aperto, flessibile e collaborativo abbastanza da permettere milioni di differenti metodi di insegnamento e di apprendimento”.
Quali sono dunque le caratteristiche migliori? Su tutti spicca la batteria: costa appena sette euro, resiste ad oltre 2mila cicli di ricarica (la batteria di un comune laptop si esaurisce dopo circa 500), consente una autonomia di 24 ore – anche grazie ad un consumo di soli 2 watt dell’intero laptop – e può essere ricaricata con una piccola cella fotovoltaica dal costo irrisorio di otto euro e mezzo. Altro pezzo da novanta è lo schermo da 7.5 pollici, capace di una risoluzione di 1200×900 pixel e in grado di funzionare anche in piena luce con la retroilluminazione spenta : in questa modalità, l’autonomia cresce ulteriormente e la leggibilità resta ottima.
Ma è soprattutto il software ad entusiasmare Pogue. Tutte le applicazioni sono liberamente modificabili , basta la pressione di due tasti per visualizzare in tempo reale i sorgenti (editabili) del programma in uso. Le modifiche possono essere sempre annullate senza conseguenze, rendendo il laptop la piattaforma ideale per consentire a chiunque di prendere dimestichezza con la programmazione.
Anche la struttura della rete mesh non è affatto da sottovalutare: intuitiva e assolutamente priva di qualsiasi forma di configurazione manuale, consente di trasferire facilmente documenti e informazioni, giocare, chattare e persino di utilizzare la stessa connessione ad Internet di qualsiasi altro laptop a portata di segnale. Uno strumento perfetto per socializzare e condividere tutto delle proprie risorse: ciascun computer può persino diventare il “veicolo” della propagazione degli aggiornamenti software ufficiali ai suoi compagni più vicini.
Il lavoro di Nicholas Negroponte e soci è dunque “certamente un successo tecnologico”. Eppure c’è ancora chi critica il progetto e il costo dell’offerta, sostenendo che per quei soldi ci si compra ben altro: “Chiaramente, la missione di XO è passata sulle teste di queste persone come un 747”, ironizza Pogue. Se anche il nuovo laptop non risolverà i numerosi problemi dell’Africa e di tutti i paesi in via di sviluppo, potrà senz’altro dare una mano . Lo farà nel campo dell’ educazione scolastica , che secondo Negroponte “può essere una soluzione di molti di quei problemi”.
Di seguito il video che illustra le prove a cui David Pogue ha sottoposto i due esemplari di XO di pre-produzione messi a sua disposizione.
Luca Annunziata