Showcase: si chiama così l’ultima operazione conclusa dalla Procura Distrettuale di Catania nei confronti di un sistema di divulgazione e condivisione di materiale pedopornografico. Il conseguimento del risultato è il frutto di anni di lavoro che hanno consentito la definizione di standard europei per la condivisione delle informazioni al fine di operare a livello transnazionale nell’approfondimento delle indagini.
Il meticoloso lavoro svolto dai poliziotti, anche con attività investigative sottocopertura, condotte per oltre un anno sotto il costante coordinamento della Procura catanese e seguendo gli standard operativi ormai consolidati in tema di attività d’indagine transnazionali per il contrasto all’online child abuse, hanno consentito agli investigatori etnei di acquisire elementi di colpevolezza nei confronti di numerosi soggetti.
Grazie alle informazioni reperite, il sito in questione è stato identificato su una piattaforma estera, ma gli italiani coinvolti sarebbero almeno 15 (distribuiti pressoché in tutta Italia: Belluno, Bergamo Bologna, Ferrara, Milano, Potenza, Siracusa, Torino, Verona e Vercelli). Per tutti è scattata la denuncia, mentre per uno è scattato anche l’arresto: a seguito di una perquisizione, infatti, è stato reperito un ingente quantitativo di materiale pedopornografico di particolare gravità. La persona arrestata è un 32enne di Verona. Oltre 200 ulteriori identità sono state segnalate ai paesi di rispettiva competenza affinché anche altre nazioni possano perseguire medesimi reati e si possa così stroncare definitivamente il network che era venuto a crearsi.
Il materiale raccolto durante le perquisizioni sarà ora molto utile per le indagini successive. Oltre a fermare il traffico di materiale pedopornografico, infatti, occorre risalire a monte della catena di produzione, andando a bloccare sul nascere coloro i quali producono tale materiale con le relative violenze su minori. Al centro dell’indagine Showcase, infatti, non v’è soltanto il materiale raccolto, ma anche “un forum con pagine dedicate alla pornografia minorile contenenti immagini di quella natura nonché commenti che istigavano pubblicamente alla commissione di atti sessuali in danno di minori postati da centinaia di utenti“. Stroncare il network pone fine al meccanismo, ma i responsabili primi dell’organizzazione potrebbero ancora essere a piede libero. Pronti a ricominciare.