La domanda globale di elettricità dal mondo digitale è destinata a più che raddoppiare entro i prossimi tre anni. Entro il 2026, insomma, il pianeta Terra dovrà sostenere ulteriore produzione elettrica per una quota equivalente a quella usata dalla Germania in un anno intero e tutto ciò per sostenere le attività dei data center, delle criptovalute o dell’Intelligenza Artificiale.
Si tratta di una quota cospicua e di un aumento sostanzioso, qualcosa che va debitamente pianificato poiché rappresenta una forzatura su approvvigionamenti ed infrastrutture che non può permettersi di trovare colli di bottiglia durante la sua evoluzione. Sarà un aumento molto differenziato a livello globale: India e Cina sono i luoghi dove maggiore sarà l’aumento della domanda pro-capite, ma anche l’intero continente africano potrebbe richiedere sempre più energia disponibile.
Più consumi, ma meno emissioni
Degli 8000 data center oggi esistenti a livello mondiale, il 33% è negli States, il 16% in Europa e il 10% in Cina: sono questi i luoghi dove si concentrano maggiormente i consumi ivi correlati e che devono pertanto fare i conti con le forti emissioni legate a questo tipo di attività. A fronte di questa cattiva notizia proveniente dal report dell’International Energy Agency sulle proiezioni per il 2024, c’è il contrappeso di una notizia particolarmente positiva: gli approvvigionamenti da fonti alternative sono sempre più cospicui e tale crescita sarà probabilmente in grado di più che compensare gli aumenti della domanda. Secondo le stime AIE, infatti, la sete di elettricità aumenterà del 3,4% entro il 2026, trovando immediata compensazione nelle installazioni di nuovi impianti fotovoltaici, idroelettrici ed eolici sempre più presenti a livello globale.
Quel che ci si attende, soprattutto, è che l’aumento delle attività energivore trovi fonti di approvvigionamento sempre più basate sulle rinnovabili, limitando così pesantemente le emissioni necessarie per la produzione. Secondo le stime AIE, le attività virtuose poste in essere in tutto il mondo porteranno ad un calo delle emissioni pari al 3,5% annuo fino al 2026, con un tasso particolarmente accentuato in Europa dove si arriverebbe addirittura al -13% annuo: un comportamento virtuoso che dovrà portare anche a scelte politiche nella bilancia commerciale, dove le produzioni meno sostenibili andranno penalizzate a fronte di un sempre maggior impegno nei confronti delle produzioni basate su fonti alternative. Scelte virtuose, insomma, per innescare meccanismi virtuosi che invertano la china delle emissioni nonostante la trasformazione digitale implichi un mondo sempre più energivoro.