Ad ottobre dello scorso anno la SIAE (Società Italiana Autori ed Editori) è stata soggetta ad un massiccio attacco tramite cui gli autori, il gruppo di cybercriminali denominato Everest, sono riusciti a trafugare un corposo database costituito da ben 60 GB di dati, costituito da informazioni personali e molto sensibili. Gli hacker avevano poi chiesto un riscatto di 3 milioni di euro in Bitcoin che non è stato pagato.
SIAE: i 60 GB di dati trafugati sono stati resi pubblici
Nei mesi successivi, gli hacker hanno abbassato più volte le richieste economiche, invitando addirittura ad una donazione spontanea di 50.000 euro ad un’associazione no-profit scelta direttamente dal donatore, senza quindi generare alcun profitto per loro, ma neppure l’ultima offerta è stata accettata e nessuno ha mai pagato. La conseguenza è che tutti i dati trafugati sono stati resi pubblici proprio nel corso delle ultime ore.
Nei 60 GB di file diffusi sono presenti centinaia di migliaia di documenti amministrativi con dati personali degli associati: richieste di iscrizione agli spartiti delle opere e richieste di variazioni bancarie con IBAN, documenti e firme relative ai pagamenti, richieste di invalidità corredate da documenti medici e molto altro. Essendo dati appartenenti a persone facenti parte del mondo dello spettacolo, diverse delle quali anche famose, la questione risulta essere ancora più seria di quel che si potrebbe pensare. Non ci sono invece i file con i compensi degli autori e tutta la parte economica.
A questo punto resta da capire quali saranno le prossime mosse. Chiaramente è lecito aspettarsi che il Garante della Privacy vorrà fare chiarezza al riguardo e che dall’analisi dei dati diffusi possano emerge svariati spunti di discussione per le prossime settimane. È curioso comunque il fatto che non siano ancora disponibili informazioni esatte su come sia avvenuto l’attacco.