La SIAE ha formalmente smentito a Punto Informatico di avere qualsiasi cosa a che vedere con la proposta di normativa di cui si sta parlando molto in rete in queste ore e che viene attribuita alla SIAE da Altroconsumo .
“In riferimento a quel documento riguardante la diffusione telematica delle opere in rete che circola sul web – afferma la SIAE a PI – la Società Italiana Autori Editori smentisce che il testo della cosiddetta proposta di legge sia a questa attribuibile”.
SIAE non ha solo intenzione di prendere le distanze da un testo sul quale omette peraltro un qualsiasi giudizio, spiegando di non esserne la fonte, ma sottolinea anche con forza la propria intenzione di agire di concerto con il Comitato antipirateria , quell’organismo che come sanno i lettori di Punto Informatico si è insediato proprio in queste settimane e dal quale dovrebbe emergere in tempi brevi una nuova proposta di riforma del diritto d’autore nell’era digitale.
Spiega infatti ancora la Società: “La SIAE svolge infatti un ruolo di supporto e collaborazione all’interno del Comitato tecnico contro la pirateria digitale e multimediale , unico organismo deputato ad elaborare una eventuale proposta di legge”.
L’attribuzione alla SIAE del testo della proposta aveva suscitato molti allarmi in seno alla comunità digitale . Fiorello Cortiana , da sempre impegnato su questo fronte, aveva espresso preoccupazione definendo la proposta come “disegno di legge retrivo e chiuso alla relazione con la natura costitutiva della rete Internet animata da prosumer cioè da produttori e consumatori di contenuti, una grande impresa cognitiva collettiva cui i provider e i motori di ricerca danno la possibilità di comunicare fuori da impropri ruoli censori, come esplicitamente escluso dalla Direttiva Europea del 2000, come invece attuato in Cina”.
Sorpresa era stata espressa su queste pagine da Guido Scorza per il mancato coinvolgimento del Comitato nella proposta e per il timore che una bozza del genere, densa di nodi assai controversi, avrebbe poi potuto trovare la via e trasformarsi in una normativa ufficiale.
Da parte sua Marco Pierani, responsabile di Altroconsumo, sottolinea a Punto Informatico che “di una smentita in questi termini non si può che prendere atto, d’altra parte il fatto che SIAE dichiari di non riconoscersi in quel documento mi sembra una buona notizia, questo significa che il Comitato governativo presieduto da Masi non concluderà certo sulle posizioni epresse in tale proposta di legge che, a questo punto, pare che nessuno tra i soggetti portatori di legittimi interessi in materia rivendichi come propria”. Pierani peraltro evidenzia anche come dire “che il Comitato tecnico contro la pirateria digitale e multimediale sia l’unico organismo deputato ad elaborare una eventuale proposta di legge pare un po’ esorbitante, esiste infatti ancora un Parlamento in questo Paese”.
La smentita della SIAE sull’origine della proposta, naturalmente, non viene percepita dagli osservatori consultati da Punto Informatico come sufficiente a ritenere archiviata una bozza del genere. Sebbene non avallata da SIAE, e non prodotta dalla Società degli autori e degli editori , sebbene formalmente estranea anche al Comitato sulla pirateria, il timore di alcuni è che questa bozza, magari riformulata, possa comunque finire sul tavolo del dibattito. Una proposta che, come scriveva su Frontiere Digitali Arturo Di Corinto, è una bozza “che non condividiamo affatto perché nelle sue linee guida non tiene conto dello spirito della Rete, si vuole responsabilizzare la Cartiera per quanto verrà scritto sulla carta che produce, nella becera logica della censura e non della responsabilizzazione degli autori. Mentre nel Forum delle Nazioni Unite sulla Governance di Internet procede la proposta italiana di una Costituzione per la Rete che permetta a tutti di cogliere le opportunità di un futuro migliore, in Italia si tenta d’introdurre leggi e normative che vanno esattamente nella direzione opposta, che ci riportano a concepire il copyright come uno strumento censorio e non di sviluppo sociale. In Rete non mancano le proposte che vanno nella giusta direzione di una retribuzione effettiva degli autori e non degli intermediari, nella direzione di valorizzare il merito e non la speculazione ma ci si ostina a proporre mezzi coercitivi e punitivi della logica applicazione della tecnologia disponibile anziché trovare mediazioni per un giusto equilibrio fra i diversi diritti”.