Google chiama a raccolta i netizen: nonostante BigG sia già impegnato in prima linea per combattere le minacce che si annidano nel web, chiede il contributo degli utenti per stilare una blacklist collaborativa e costantemente aggiornata .
Già dallo scorso anno i risultati offerti dal motore di ricerca sono contrassegnati da avvertimenti e raccomandazioni volti a dissuadere l’utente dall’accedere a siti infidi, comprovati distributori di malware. Ma a BigG sono recentemente sfuggite 40mila pagine infette nei propri indici. Potenziali vittime, anche coloro che digitavano le parole chiave più innocue , ingannate dalle posizioni di testa guadagnate dai siti insidiosi grazie ad azioni spammatorie condotte a tappeto su blog e forum. La security company Sunbelt aveva prontamente segnalato che queste pagine erano in grado di sfruttare le vulnerabilità dei sistemi degli utenti per inoculare nelle loro macchine il più variegato campionario di malware.
Google aveva tempestivamente rimediato, e aveva aggiunto nella propria blacklist i domini incriminati. Un tecnico di BigG aveva commentato l’operazione dichiarando che “i siti che sfruttano le vulnerabilità dei browser (come malware, spyware, virus, adware e trojan) contravvengono alle linee guida della qualità di Google e possono quindi essere rimossi dall’index”. Detto fatto. “Un ottimo lavoro”, aveva aggiunto Adam Thomas, tecnico di Sunbelt. Ma solo tre giorni dopo la security company si era trovata costretta a lanciare un nuovo allarme per analoghi motivi.
In questo dilagare di tentativi di avvelenamento , spiega ZDNet , è particolarmente significativa in termini di immagine la scelta di Google di chiedere aiuto ai netizen per tappare i buchi “, estendendo loro la responsabilità di vigilare sulle crescenti minacce che si celano nel web.
Google aveva già invitato gli sviluppatori a cooperare per la sorveglianza distribuita rilasciando le API di Safe Browsing , la lista nera del colosso di Mountain View stilata con l’appoggio di StopBadware . L’invito si rivolge ora ai netizen ordinari: si chiede loro di segnalare al motore di ricerca i siti infidi nei quali si imbattono, per godere tutti di una rete più sicura.
Gaia Bottà