Sono stati sottoposti a sequestro preventivo, appena 12 ore dopo la loro pubblicazione tra le pagine – sia online che cartacee – del quotidiano La Repubblica . Corposi stralci estratti dai verbali dei due interrogatori del capomafia Totò Riina , che hanno subito mobilitato la Procura della Repubblica di Caltanissetta. Il provvedimento, disposto dal magistrato inquirente che segue l’inchiesta, ha dunque costretto all’oscuramento delle pagine online di una testata giornalistica.
“Pagina oscurata con provvedimento numero 2602/11. R.G. notizie di reato/Mod. 2 1 emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Caltanissetta in data 30/09/2011”. Questo il messaggio apparso sul sito web de La Repubblica , a sigillare un’inchiesta firmata dai giornalisti Attilio Bolzoni e Lirio Abbate.
Le due firme sono state iscritte al registro degli indagati, accusati di violazione del segreto istruttorio “in concorso con pubblici ufficiali da individuare”. Il procuratore di Caltanissetta Segio Lari aveva ordinato a due ufficiali di provvedere a “estrarre e copiare su supporto informatico le pagine oggetto di sequestro”.
Stando alla ricostruzione dei fatti, la Polizia Giudiziaria ha sequestrato nove file contenenti i verbali degli interrogatori – risalenti agli anni 2009 e 2010 – ma anche una serie di articoli firmati da Bolzoni e Abbate, a ricostruzione della carriera criminosa di Totò Riina.
“Un provvedimento clamoroso per l’informazione italiana su Internet – si legge in un articolo pubblicato su Repubblica da Massimo Razzi – Assolutamente particolare per l’importanza del media, per il carattere preventivo e per il tipo di reato ipotizzato cioé la violazione del segreto istruttorio”.
Lo stesso Razzi ha fatto notare come i verbali siano ormai stati letti da almeno due milioni di utenti unici , molti dei quali hanno già provveduto a scaricarli e ricopiarli su altri siti e blog. “Il risultato è che la lettura dei verbali è ancora possibile su centinaia di pagine web”.
“Si deve evidenziare come la misura appaia necessaria per impedire l’aggravamento e la protrazione delle coseguenze del reato – si può leggere nel testo del decreto di sequestro – In tal caso, le conseguenze sono ravvisabili in un aumento esponenziale della diffusione della conoscenza delle notizie riservate e segrete contenute nella documentazione pubblicata su Internet”.
Mauro Vecchio