I sensori Foveon sono da molti anni il cavallo di battaglia di Sigma, azienda nota tra i fotografi soprattutto per le ottiche compatibili con le più diffuse fotocamere di Canon, Nikon e altri marchi blasonati. Le fotocamere Foveon Sigma sono state da sempre lodate per la qualità peculiare delle immagini prodotte, ma la tecnologia si è dimostrata prona a rumore cromatico e poca attitudine agli alti ISO: limiti che le nuove dp1, dp2 e dp3 Quattro provano a scavalcare , cambiando drasticamente l’approccio tenuto nella progettazione e costruzione del sensore. Il tutto racchiuso in una fotocamera dalle forme inedite, con ottica fissa molto luminosa.
Il principio di funzionamento del sensore Foveon è molto differente dai classici CMOS che si trovano nelle altre fotocamere: mentre Sony, Canon, Nikon e tutti gli altri sfruttano un reticolo di fotodiodi sensibili ai diversi colori (rosso, blu e verde) disposti secondo schemi consolidati (tipicamente la matrice Bayer ), Sigma approfitta delle diverse lunghezze d’onda associate ai diversi colori per realizzare un sensore “a strati” che misura i livelli di blu sulla superficie, subito sotto il verde e infine il rosso più in profondità. Questo significa che, in linea teorica, tutti i punti di cui è composto il sensore sono in grado di fornire informazioni su ciascuno dei colori primari : questo migliora la qualità del singolo scatto, al prezzo di un numero maggiore di informazioni da processare che possono influire sulla rapidità di ripresa e, come detto, un rumore di fondo che in alcuni casi può farsi problematico. In compenso i sensori Foveon sono poco inclini a produrre artefatti come l’ effetto moiré .
L’ idea di Sigma è stata quella di cambiare in modo drastico la costruzione del sensore: invece di mantenere un numero costante di punti su tutti e tre gli strati, il primo (blu) è stato portato fino a un totale di poco meno di 20 megapixel, mentre i due sottostanti (verde e rosso) sono di appena 4,9 megapixel. Definire il numero di pixel totali di cui è formato il sensore Foveon montato dalle Quattro è pressoché impossibile ( Sigma dichiara 39 megapixel , e una qualità finale da medio formato), ma la scelta giapponese dovrebbe essere volta ad alleggerire la mole complessiva di dati da elaborare (aumentando quindi le prestazioni in raffica) e migliorare al contempo la capacità agli alti ISO senza aggiungere troppo rumore agli scatti.
Il tutto è stato collocato in una macchina fotografica dalle caratteristiche e dalle forme insolite : le dp1 , dp2 e dp3 Quattro sono distanti dal concetto di reflex, abbandonano il principio dello specchio e del mirino a favore di uno schermo da 3 pollici utilizzato per l’inquadratura, e con un’ottica fissa rispettivamente di 19, 30 e 50mm con focale minima di f/2,8. Mentre le precedenti fotocamere della serie dp erano caratterizzate da una forma rettangolare senza appendici, le nuovo Quattro si distinguono per una vistosa impugnatura sul lato destro , sormontata da due ghiere e dal pulsante di scatto. C’è una slitta per montare il flash, c’è una porta USB per collegare la fotocamera al PC, e poco altro: le linee sono piuttosto pulite ed essenziali. La fotocamera, infine, monta un nuovo processore d’elaborazione immagine denominato TRUE III, che dovrebbe contribuire in modo significativo al miglioramento complessivo degli scatti.
Per ora non si sa molto sull’effettiva bontà della strada intrapresa da Sigma in questo nuovo sensore Foveon: i siti specializzati non hanno pubblicato ancora prove sul campo, quello della giapponese è stato un annuncio privo di riferimenti chiari su prezzi e tempi di consegna . Il primo modello che pare destinato a giungere sugli scaffali sarà la dp2 Quattro, che monta un’ottica da 30mm (45mm equivalenti sul fotogramma 35mm) e che ha il range di utilizzo più comune. Resta da capire se l’approccio sarà gradito dal pubblico: le misure delle nuove dp Quattro non sono proprio da compatta, fattore che comunque dovrebbe essere ampiamente compensato da ottica di ottima qualità e sensore promettente. Il prezzo delle attuali dp sfiora i 1.000 dollari: anche questo sarà un elemento non trascurabile nel definire la bontà dell’offerta, non secondo alla qualità dell’immagine.
Luca Annunziata