In principio toccò a Google, Apple e Facebook, poi è stata la volta di Microsoft e ora nella lista delle aziende dotate dei servizi bus che più scontentano i cittadini d’America si aggiunge anche Yahoo!. I dipendenti dell’azienda di Sunnyvale hanno avuto, infatti, un’amara sorpresa nei giorni scorsi, quando un comune viaggio verso l’ufficio con la navetta societaria si è prolungato parecchio oltre le previsioni per le proteste dei manifestanti, decisi a bloccare il mezzo per far ascoltare le proprie ragioni. Che sono ovviamente le stesse presentate nei casi precedenti, basati cioè sul fragoroso rialzo dei prezzi per gli affitti delle case dovuti all’altissima concentrazione dei dipendenti dei colossi hi-tech (che non hanno problemi a saldare canoni ritenuti troppo esosi dai vecchi residenti).
Per questo i manifestanti continuano a scendere in strada e rallentare le operazioni dei vari bus, anche se nel caso di Yahoo! si è andato oltre i classici cori. A fare il giro del mondo, infatti, sono state le immagini con il parabrezza della navetta bloccata alla fermata MacArthur Bay Arena di Oakland e invaso dal vomito rilasciato da due manifestanti saliti in cima al mezzo. Con questa trovata, il gruppo di circa cinquanta protestanti è riuscito a fermare la corsa del bus per oltre trenta minuti, ancor più di quanto riuscito al gruppo artistico che il giorno prima ha protestato contro il bus di Google. Bloccato sulle strade di San Francisco da clown e ballerini che hanno inscenato un breve spettacolo prima dell’intervento della polizia.
Se le proteste a San Francisco si sono moltiplicate, passando anche dall’ attacco all’abitazione del fondatore di Digg Kevin Rose e alle accuse sollevate nei suoi confronti per la partnership cpn Google Ventures, il fronte più caldo resta quello che riguarda il piano di diciotto mesi stabilito dal comune per regolare i percorsi dei bus hi-tech e la viabilità cittadina cercando di accontentare almeno in parte le richieste della comunità. Approvato a fine gennaio con avvio previsto per il primo luglio, il programma è stato al centro di altri incontri tra le varie parti in causa con i cittadini decisi a rivedere alcuni aspetti ritenuti insoddisfacenti : su tutti il costo imposto alle aziende fissando un canone (un dollaro a fermata per ogni navetta) e la sostenibilità del progetto stesso. L’ultimo faccia a faccia si è risolto con un nulla di fatto e a rimetterci dovrebbero essere proprio le aziende, che per placare gli animi dovranno probabilmente versare nelle casse comunali quote ben più corpose.
Alessio Caprodossi