San Francisco – Intel e Google sono alla testa di un’interessante iniziativa di stampo ambientalista, che tenterà di sensibilizzare imprese e consumatori al problema della dispersione energetica. Climate Savers Computing Iniziative , presentata alla stampa giusto martedì scorso, è già partita con il piede giusto perché di fatto ha fra i suoi sostenitori tutte le imprese più importanti del settore IT e i produttori hardware più conosciuti. Insomma, Intel e Google guidano una squadra di “attivisti” di un certo peso – come IBM, Yahoo, Microsoft, AMD e via dicendo. L’obiettivo è chiaro e semplice: incoraggiare i consumatori ad acquistare prodotti dotati di sistemi di alimentazione più efficienti .
Gli esperti sostengono da tempo che le unità di alimentazione mainstream disperdano quasi il 50% dell’elettricità in entrata: un po’ sotto forma di calore, un po’ nel processo di conversione da corrente alternata a corrente continua. L’ha ribadito Urs Hölzle, ingegnere capo di Google, durante la presentazione tenutasi a Mountain View, sottolineando anche che in ambito server il tasso di dispersione è di circa il 30%.
In verità, la nuova propensione al risparmio di Silicon Valley non è che una scelta obbligata , visto il Borsino energetico mondiale. “I sistemi attuali richiedono decisamente più energia e raffreddamento delle versioni passate. L’aumento globale dei costi energetici, quindi, ha provocato un incremento di quelli operativi per la gestione dei data center”, aveva spiegato Rakesh Kumar, ricercatore di Gartner durante il Symposium ITxpo di Cannes. “In media le grandi aziende spendono tra il quattro e l’otto percento del proprio budget IT per l’energia. Ma l’aumento delle richieste energetiche dell’hardware e quello dei costi delle risorse, entro i prossimi cinque anni farà crescere questa spesa del 400%. Sarà bene preoccuparsi immediatamente della questione”.
I sostenitori di Climate Savers Computing Iniziative , non a caso, hanno promesso tra il luglio 2007 e il 2008 di produrre e acquistare – a seconda dei casi – personal computer dotati di sistemi alimentazione con un’efficienza dell’80% . La roadmap completa indica poi un 85% per il giugno 2009, un 88% per il giugno 2010 e un 90% per il giugno 2011. In ambito server, invece, si parla di un 85% di efficienza tra il luglio 2007 e il 2008; un 89% da raggiungere tra il luglio 2008 e il 2009 e un 92% tra il luglio 2009 e giugno 2010.
Il problema di fondo, comunque, rimane quello dei costi. Attualmente un pc mainstream con alimentazione efficiente richiede un esborso extra di 20 dollari; un server circa 30 dollari. “Sono convinto che con l’aumento dei volumi produttivi quel di più scomparirà”, ha dichiarato Pat Gelsinger, server chief di Intel.
Come ricorda però The Register proprio i produttori di PC e componenti sono da considerarsi tra i responsabili degli attuali smodati consumi: “Intel, ad esempio, ha speso anni nel cercare di incrementare le velocità di clock e i consumi dei suoi chip rivolgendo poca attenzione allo sfruttamento energetico complessivo. Solo di recente ha iniziato a concentrarsi sull’efficienza”.
A parte le critiche, secondo gli esperti del settore un piccolo surplus di spesa – per l’acquisto di un nuovo pc – può essere recuperato in bolletta in meno di un anno . E i vantaggi non si fermano qui, sopratutto se si dovesse concretizzare la roadmap dell’iniziativa: dal 2010 le alimentazioni di nuova generazione potrebbero ridurre le emissioni di anidride carbonica di circa 54 milioni di tonnellate all’anno. Ovvero l’equivalente di quanto prodotto da 11 milioni di automobili .
Dario d’Elia