La recessione dell’economia statunitense sta iniziando a farsi sentire anche nella Silicon Valley. La forza lavoro appartenente alla classe media – di fatto quella che guadagna tra i 30 e gli 80 mila dollari all’anno – è in declino. Secondo l’edizione 2008 dell’ Index of Silicon Valley , commissionato dal Silicon Valley Network e dalla Silicon Valley Community Foundation, fra il 2002 e il 2006 i colletti bianchi “di primo livello” sono passati dal 52% al 46%.
Per il New York Times si tratta di un sintomo indicativo dell’attuale congiuntura socio-economica americana. Nei quattro anni analizzati sono scomparsi infatti più di 50 mila lavoratori della middle class . Un vuoto che è stato parzialmente colmato dall’incremento dei dirigenti (dal 26% al 27%) e degli operatori di basso livello (dal 22% al 27%).
“Abbiamo bisogno di pensare a delle innovazioni sociali, come costruire dei percorsi di crescita per il personale”, ha dichiarato al Mercury News Doug Henton, economista della Collaborative Economics, società di consulting che ha collaborato alla redazione del rapporto. “Se perdi la classe media, è più duro supportare i vertici”.
Certamente le valutazioni non sono tutte negative: la Silicon Valley è comunque più ricca del resto della California e vanta redditi medi del 57% superiori rispetto all’intera nazione. Inoltre, le previsioni a breve termine continuano ad essere positive grazie soprattutto agli investimenti dei venture capitalist , che nel 2007 sono aumentati dell’11%. Per Russell Hancock, presidente di Joint Venture, la Valley è un centro indiscusso per l’innovazione, ma non è da escludere che venga colpita dalla recessione e dalla crisi generata dallo scandalo subprime .
Il segreto di questo piccolo lembo di terra vicino a San Francisco è comunque legato alla flessibilità della sua economia e alla capacità di adattamento. “Stiamo parlando di un luogo che continua a reinventare se stesso, e questo non avviene in tutti i settori”, ha aggiunto Henton.
Considerazioni che valgono forse per le corporation, ma che non sembrano pesare – se non negativamente – sul costo della vita locale. “È sempre più duro per le persone sentirsi stabile qui”, ha commentato Russell Hancock, CEO di Joint Venture. Come sottolinea infatti il Wall Street Journal la vita in Silicon Valley costa il 47% di più rispetto al resto del paese.
Alcuni osservatori sostengono che sia il prezzo da pagare per stare nel centro nevralgico dell’IT mondiale. Già, come giustificare però il fatto che solo il 51% delle case della regione dispone di accessi broadband, contro ad esempio il 65% di quelle giapponesi e il 94% delle sud-coreane?
Dario d’Elia