Silk Road, ancora arresti

Silk Road, ancora arresti

Nuovi colpi di scena nella travagliata vicenda del marketplace ospitato dal network di Tor, con le autorità statunitensi che arrestano altre due persone e il gran capo del sito che ammette: sì, quei Bitcoin sono miei e li rivoglio
Nuovi colpi di scena nella travagliata vicenda del marketplace ospitato dal network di Tor, con le autorità statunitensi che arrestano altre due persone e il gran capo del sito che ammette: sì, quei Bitcoin sono miei e li rivoglio

La vicenda di Silk Road si fa sempre più complessa in seguito all’ennesima iniziativa legale delle autorità statunitensi: il Dipartimento di Giustizia (DoJ) ha emesso tre nuovi mandati di cattura per due amministratori del sito e il moderatore del forum interno, accusandoli di aver operato in combutta per la vendita di droga, riciclaggio di denaro sporco e hacking informatico.

I due admin, l’americano Andrew Michael Jones e l’irlandese Gary Davis, erano secondo le accuse responsabili della gestione tecnica di Silk Road, un lavoro capace di fruttare dai 50mila ai 70mila dollari all’anno per rispondere alle richieste di aiuto e supporto e per fare da pacieri nelle dispute fra compratori e acquirenti. Il moderatore, l’australiano Peter Phillip Nash, guadagnava altrettanto per animare il forum di discussione e guidare i nuovi utenti verso un uso corretto del marketplace nascosto nella darknet di Tor.

Jones e Nash sono già stati arrestati, mentre Davis è ancora uccel di bosco ancorché si suppone sia ancora in Irlanda. I tre nuovi accusati lavoravano a stretto contatto con Ross William Ulbricht, dicono le autorità USA, gestendo con il suddetto “Dread Pirate Roberts” gli affari sporchi di Silk Road. E apparentemente erano altrettanto incapaci di proteggere le proprie identità reali fuori dalla rete.

Il nuovo colpo arriva ad animare una discussione già accesa in seno alla community di utenti del marketplace nascosto, con qualcuno che prevedibilmente consiglia di “stare lontani” dal sito che oramai attira più agenti federali di un ufficio dell’FBI. Ulbricht, invece, ammette la sua connessione con Silk Road – dopo aver strenuamente sostenuto la sua estraneità ai fatti – chiedendo la restituzione delle somme in Bitcoin sequestrate dalle autorità .

Si continua infine a discutere sull’affidabilità di Silk Road 2, nuovo marketplace sorto dalle ceneri del Silk Road originale che ora è chiuso per pausa festiva ma tornerà ad aprire gli scambi dopo Natale. Tutto è già stato stabilito per la successione di Ulbricht e il futuro del marketplace, ha comunicato uno dei moderatori.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
27 dic 2013
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