Una giuria di dodici persone ha riconosciuto la colpevolezza di Ross Ulbricht nel processo incentrato su Silk Road, il marketplace di droga e armi che per anni ha fatto affari sulla darknet di Tor prima di essere chiuso dagli investigatori federali nel 2013.
Il trentenne Ulbricht , noto online come Dread Pirate Roberts (DPR), è stato dichiarato colpevole di tutte le sette accuse mosse contro di lui, accuse che includono il traffico di stupefacenti, lo spaccio tramite Internet, la violazione delle leggi anti-narcotici in combutta con altri soggetti, riciclaggio di denaro e hacking. La sentenza verrà emessa dal giudice in un processo separato, e Ulbricht ora rischia di passare il resto della vita in galera.
La vicenda di DPR e del “sacco” di Silk Road non è però conclusa, visto che il difensore ha già annunciato di voler intentare appello. Ma Joshua Dratel, il legale che ha curato gli interessi di Ulbricht, è stato descritto come un avvocato interessato solo a farsi pagare le cui decisioni non hanno fatto che danneggiare il suo assistito.
Dal processo di primo grado sono emersi fatti nuovi su DPR, Silk Road e le indagini condotte per colpire quella che per i giurati era una vera e propria organizzazione a delinquere, con Ulbricht che decide di non testimoniare , si dichiara amante della pace e della non-violenza mentre l’accusa lo descrive come un boss del traffico di droga online spietato, che assolda killer a pagamento e mantiene rapporti (rigorosamente telematici) con organizzazioni criminali di alto profilo.
Altrettanto incredibile è stata poi la testimonianza di Gary Alford, agente speciale della Homeland Security che ha indagato su Silk Road fin dal 2011: è riuscito a scovare l’email di DPR tramite semplici ricerche su Google nella Internet “pubblica” e si è poi procurato un mandato per accedere all’account Gmail dell’imprenditore-boss della droga. Le email raccolte dai server di Google sono poi finite assieme ai dati del laptop di Ulbricht a formare la “montagna” di prove digitali mostrate durante il processo.
Alfonso Maruccia