A una manciata di giorni dalla condanna decretata dal tribunale di New York nell’alveo del caso Silk Road, Ross Ulbricht e il suo legale Joshua Dratel hanno depositato la richiesta di appello: poiché le dichiarazioni di pentimento di Dread Pirate Roberts non sono servite ad ammorbidire la severità del giudice, la strategia difensiva del giovane si concentrerà probabilmente sulle torbide vicende che hanno fatto da sfondo alle indagini condotte intorno al business di Silk Road.
Condannato a due ergastoli per aver architettato un’attività criminale volta al traffico di stupefacenti, a cinque anni di carcere per cracking, a 15 anni per falsificazione di documenti e a 20 anni per riciclaggio di denaro, insieme al pagamento di 183 milioni di dollari, Ulbricht non intende rassegnarsi al corso della giustizia. “Questa sentenza è irragionevole, ingiusta e sproporzionata – aveva commentato l’avvocato Dratel all’indomani della condanna – È basata su asserzioni non coerenti che non hanno fondamento fattuale o legale”.
La Corte d’Appello di New York ha già ricevuto i documenti depositati nel tentativo di ridiscutere il caso.
Dal modulo standard presentato alla corte d’appello nulla si evince riguardo agli appigli legali su cui si articolerà la strategia dell’avvocato di Ulbricht, ma sono in molti a non avere dubbi sul fatto che verranno rispolverate le argomentazioni sulla base delle quali, nei mesi scorsi, era stato richiesto un nuovo processo per determinare le sorti del 31enne a capo di Silk Road. Le rimostranze riguardo alla tempistica della presentazione delle prove e riguardo ai presunti comportamenti illeciti tenuti dagli agenti dell’FBI incaricati di indagare, non erano però servite in quel frangente: la giustizia statunitense aveva respinto la richiesta di celebrare un nuovo processo, ritenendo che le motivazioni addotte dalla difesa di Ulbricht poco avessero a che fare con il giudizio relativo alla sua condotta nella gestione di Silk Road.
Gaia Bottà