SIM pre-pagate? Non siano anonime però

SIM pre-pagate? Non siano anonime però

Da novembre a Singapore per acquistare una SIM bisognerà fornire documenti elettronici che attestino l'identità; una soluzione, a detta del Governo, per rispondere alla criminalità e al terrorismo
Da novembre a Singapore per acquistare una SIM bisognerà fornire documenti elettronici che attestino l'identità; una soluzione, a detta del Governo, per rispondere alla criminalità e al terrorismo


Singapore – Il Governo di Singapore ha emanato una nuova legge che dal primo novembre costringerà gli utenti mobili a fornire una documentazione elettronica che attesti la loro identità al momento dell’acquisto di SIM pre-pagate. Il Primo Ministro Wong Kan Seng ha dichiarato che si tratta di un’iniziativa a scopo precauzionale, che potrebbe aiutare nella lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata.

“La criminalità sfrutta le SIM pre-pagate per non essere identificata. Singapore deve far fronte immediatamente a questo problema; gli utenti di pre-pagate sono circa 1,4 milioni e rappresentano il 35% dell’intero mercato”, ha confermato Seng.

Nello scorso aprile, secondo gli inquirenti, le tre bombe esplose nella provincia tailandese di Songkhla sono state fatte detonare probabilmente con terminali mobili dotati di SIM pre-pagate: i commercianti non solo saranno obbligati a verificare la corrispondenza elettronica dei dati personali degli utenti, ma non potranno più accettare il vecchio sistema di “autocertificazione”. Inoltre, gli utenti per acquistare le card – massimo dieci – saranno obbligati a registrarsi nell’archivio dell’operatore scelto.

Una strategia drastica che potrebbe far storcere il naso ai sostenitori del diritto alla privacy e delle libertà personali. Argomenti sempre più al centro del dibattito locale – e internazionale. Non è peraltro la prima volta che Singapore si distingue per una politica improntata al controllo. Basta pensare all’aprile 2004 quando alcune chat telefoniche vennero chiuse per il timore che favorissero le aggressioni sessuali. Oppure quando all’inizio del settembre scorso vennero arrestati due utenti per aver fomentato su un forum online l’odio nei confronti dei musulmani. Dopo essere stati condannati al carcere la notizia aveva fatto il giro del mondo, drizzando le antenne della comunità online.

Difficile condividere il giro di vite singaporegno, ma è anche vero che gli equilibri religiosi e sociali in quella piccola striscia di terra sono quanto mai delicati. Singapore è un polo economico mondiale, contaminato dalla cultura capitalistica occidentale più aggressiva. La condanna delle iniziative politiche attuate non può che essere condivisibile sotto ogni punto di vista, ma agli osservatori è evidente che non bastano le proteste della comunità online per dirimere la questione. Anche qui il confronto fra le filosofie di pensiero è acceso. Come dimenticare, a titolo di esempio, la reazione neocon che in molti paesi ha fatto seguito alle tragedie dell’11 settembre 2001?

Dario d’Elia

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Pubblicato il
24 ott 2005
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