Web (internet) – Pare che siano in molti gli operatori di rete, e non certo solo a Singapore, a “curiosare” indebitamente nella posta elettronica dei propri abbonati. Ma a Singapore la cosa era emersa lo scorso maggio quando SingNet, provider locale, aveva effettuato una scansione dell’email dei 200mila propri abbonati a caccia di virus senza però avvertire nessuno.
Una situazione che creò scandalo e che ha portato, a molti mesi di distanza, al varo da parte delle autorità dell’isola di nuove linee guida sulla privacy. In pratica, affermano le nuove normative, i provider non potranno aprire in alcun caso l’account dei propri abbonati salvo esplicito consenso ricevuto da ogni singolo abbonato che dovrà essere stato avvertito del fatto con debito anticipo. Se l’abbonato non risponde alla richiesta, è stato spiegato, questo dovrà essere interpretato come un diniego.
In realtà il problema dello scanning non riguarda soltanto la posta elettronica ma tutte le attività condotte in rete dall’utente, dai siti visitati ai materiali scaricati e via dicendo. Tutti elementi “a rischio” perché possono rivelare informazioni sull’utente che devono rimanere riservate. Per questo le normative hanno previsto che le operazioni di scanning, se effettuate, dovranno essere studiate per non raccogliere questo genere di informazioni dagli account degli abbonati o dai file di log.