Dalla furia attivista alle preoccupazioni espresse dalle principali web company rappresentate dalla locale Asia Internet Coalition . I giganti Facebook, eBay, Google e Yahoo! contro le nuove regole ratificate dal governo di Singapore, per l’introduzione di una licenza annuale che obbligherà tutti quei siti con più di 50mila utenti unici al mese a richiedere una specifica autorizzazione rilasciata dall’autorità locale per lo sviluppo dei media.
Nella lettera aperta al ministro per le Comunicazioni e l’Informazione Yaacob Ibrahim, le grandi piattaforme digitali temono per la salute dell’economia cibernetica in presenza di un sistema legislativo che di fatto limiterà le possibilità di crescita delle iniziative d’impresa danneggiando l’immagine del paese asiatico come nazione aperta al business dei servizi Internet. Per non parlare delle nefaste conseguenze in materia di libera espressione nella pubblicazione di contenuti in formato elettronico.
Tutti i siti autorizzati dall’authority asiatica dovranno infatti garantire la rimozione di quei contenuti ritenuti pericolosi per l’armonia razziale o religiosa, entro un massimo di 24 ore dall’eventuale segnalazione da parte delle autorità competenti .
Decisamente diverso il parere espresso in Parlamento dal ministro Ibrahim, che non sembra condividere affatto le preoccupazioni per lo sviluppo del business digitale a Singapore. Il nuovo pacchetto di regole non andrebbe a creare un contesto di incertezza economica per gli imprenditori legati al web, trattandosi di una semplice iniziativa legislativa volta ad assicurare una corretta e responsabile attività di pubblicazione digitale , nel rispetto delle leggi nazionali e per la stabilità del paese.
Mauro Vecchio