Gli hacker e i guastatori siriani tornano all’attacco ma questa volta l’obiettivo è interno: un nuovo rapporto intitolato Quantum of Surveillance analizza la situazione del cyber-warfare nel martoriato paese mediorientale, evidenziando i casi plateali di “attacchi” organizzati da cracker vicini al regime di Bashar al-Assad.
Nato da una collaborazione tra il Citizen Lab dell’Università di Toronto ed Electronic Frontier Foundation (EFF), lo studio mette in luce il riemergere di “malware pro-governativi indirizzati agli attivisti online in Siria”, cyber-attacchi sempre più sofisticati e sempre più evoluti dal punto di vista delle tecniche di ingegneria sociale usate.
Tra gli attacchi analizzati nel rapporto EFF segnala l’ hijacking della pagina Facebook di un gruppo di ribelli con la distribuzione di malware, l’invio di keylogger RAT al personale di una ONG camuffato da video di presunti abusi dell’esercito siriano fedele ad Assad, un nuovo trojan per Mac OS X (forse un falso positivo) che tiene a far sapere di essere il frutto della Syrian Electronic Army e altro ancora.
Lungi dall’essere solo virtuale, lo scenario del cyber-warfare siriano “continua ad aggravarsi” e il pericolo che pone diventa sempre più reale: “un computer compromesso può mettere a rischio la vita di un utente siriano”, avvertono i ricercatori.
Alfonso Maruccia