La riapertura di Facebook e YouTube non sembra aver favorito ondate di liberalismo in Siria: fonti ufficiali riportano la notizia secondo la quale la blogger Tal al-Mallouhi sarebbe stata condannata a cinque anni di reclusione da una corte dello stato nordafricano.
L’informazione è stata divulgata dall’osservatorio siriano per i diritti umani con sede nel Regno Unito, che afferma: “La corte di sicurezza statale di Damasco ha condannato oggi la blogger Tal al-Mallouhi a cinque anni di carcere dopo aver scoperto la sua responsabilità nella divulgazione di informazioni a paesi stranieri”.
Lo scorso ottobre, il quotidiano siriano Al-Watan aveva riportato la notizia dell’incarcerazione della netizen diciannovenne, accusata di spionaggio a favore degli USA e dell’Egitto .
L’accusa è stata rigettata da Washington che ha richiesto l’immediata scarcerazione della cittadina siriana, giudicata, secondo gli USA, nel corso di processo segreto. “Chiediamo al governo siriano di liberare immediatamente i prigionieri politici e permettere ai propri cittadini la libertà di esercitare i diritti universali di espressione e associazione senza il timore di punizioni da parte del governo”, ha dichiarato Philip Crowley, portavoce del Dipartimento di Stato statunitense.
Da parte loro, le autorità di Damasco non hanno replicato. Tre gruppi di attivisti locali sostengono che la giovane blogger sia stata interrogata dal tribunale nazionale lo scorso novembre per poi essere riportata nel carcere femminile di Duma, nei dintorni della capitale.
Nonostante le recenti disposizioni in favore della riapertura di alcuni siti Internet, la Siria è stata spesso annoverata tra i paesi nemici di Internet, a causa della severa censura applicata ai social media, ai siti di informazione e nei confronti dell’opposizione politica.
Cristina Sciannamblo