Il blackout è durato meno di 24 ore, dopo l’improvvisa sparizione lo stato siriano è tornato sui radar delle più importanti società d’analisi del traffico Internet. I tecnici di Renesys e Google hanno ora confermato il ripristino della connettività per gli utenti locali , tornati online dopo il vistoso calo nel traffico DNS da e per la Siria. Dopo la pista terroristica, l’agenzia di stato SANA aveva denunciato un serio problema tecnico alle reti in fibra ottica.
Una spiegazione che non ha affatto convinto gli analisti di Akamai: le connessioni siriane sarebbero garantite da almeno quattro provider nazionali, mentre le mappe relative ai cavi sottomarini mostrerebbero tre principali arterie in fibra ottica. Per questo motivo, un eventuale problema tecnico ad un singolo cavo non potrebbe compromettere seriamente l’intero ecosistema connesso .
Più realistica, la spiegazione offerta dagli attivisti di EFF ha puntato il dito contro il governo di al-Assad, alle prese con una sanguinosa guerra civile. In altre parole, il regime avrebbe agito per silenziare il dissenso ed evitare la formazione di sacche ribelli attraverso blog e social network. Stando alle rilevazioni dell’osservatorio britannico Syrian Observatory for Human Rights , la sparizione di Internet è rientrata all’interno di una operazione militare per ragioni di sicurezza nazionale . ( M.V. )