Rimandato tra polemiche e tangenti , il discusso sistema di tracciabilità elettronica dei rifiuti noto come Sistri riparte da una nota esplicativa diramata dal ministero dell’Ambiente con l’applicazione della nuova normativa contenuta nel decreto legge n.101 dello scorso 31 agosto. Da questo ottobre è infatti scattato l’obbligo di adesione per tutti i produttori di rifiuti pericolosi , così come per gli enti o le imprese che procedono alle attività di raccolta o trasporto a titolo professionale.
Come previsto il percorso di adozione del Sistri verrà strutturato in due tempi, a partire dall’obbligo per tutti quegli operatori che “effettuano operazioni di trattamento, recupero, smaltimento, commercio e intermediazione di rifiuti pericolosi, inclusi i nuovi produttori di detti rifiuti”. La norma non contempla invece l’obbligo di iscrizione – che potrà comunque essere ratificata su base volontaria – per quei produttori iniziali di rifiuti classificati come non pericolosi, insieme ai trasportatori di rifiuti urbani del territorio di regioni diverse dalla Campania.
Continuando a leggere nella circolare diramata dal ministero dell’Ambiente, si apprende che “per i produttori iniziali di rifiuti pericolosi e per i Comuni e le imprese di trasporto dei rifiuti urbani del territorio della Regione Campania, il termine di avvio dell’operatività del Sistri è invece fissato al 3 marzo 2014, fatte salve eventuali proroghe necessarie per definire le opportune semplificazioni”. In sostanza, queste stesse aziende si troveranno a lavorare con operatori di trasporto e smaltimento che già applicano il sistema .
Per chiarezza, la circolare sottolinea come i produttori iniziali di rifiuti speciali pericolosi che non aderiscono su base volontaria al Sistri dovranno comunicare i propri dati per la compilazione delle schede relative al sistema stesso, “al delegato dell’impresa di trasporto che compila anche la sezione del produttore del rifiuto, inserendo le informazioni ricevute dal produttore”.
Le modalità di partenza del Sistri hanno suscitato parecchie perplessità ai vertici delle associazioni di categoria Fise Assoambiente e Federambiente: il campo di applicazione della nuova normativa non risulterebbe affatto chiaro, in particolare se i rifiuti urbani pericolosi debbano ricadere o meno nell’obbligo di tracciabilità . Presidente di Federambiente, Daniele Fortini spiega che “in mancanza di un tempestivo chiarimento, le imprese del settore si troveranno a dover gestire un doppio regime, in particolare per quanto riguarda i centri di raccolta, le isole ecologiche e i rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, con ricadute che inevitabilmente andrebbero a incidere sull’operatività della filiera della gestione dei rifiuti urbani”.
Mauro Vecchio