Nuvole nere si addensano nel cielo di Skype, che rischia di perdersi nelle battaglie legali condotte dai suoi fondatori.
L’ultima notizia dal fronte è che Joltid e Joost, entrambe controllate dei padri Skype Niklas Zennström e Janus Friis, abbiano depositato una richiesta di ingiunzione preliminare contro Michelangelo Volpi , ex CEO di Joost e ora partner di Index Ventures, una delle società coinvolte nella trattativa per il passaggio di proprietà del servizio VoIP.
Nell’ingiunzione si chiede che non utilizzi le conoscenze e le informazioni confidenziali acquisite nel suo lavoro presso Joost nell’attuale trattativa per Skype.
Il memorandum presentato a supporto della richiesta non lesina in attacchi all’ex collega che è accusato di avere “in maniera sistematica infranto impegni e fiducia nei confronti di Joost e che stia adesso adoperandosi per autopromuoversi come nuovo chairman del leader VoIP Skype” scontrandosi proprio con la sua precedente azienda. Inoltre contiene la testimonianza di un altro collaboratore di Joost, Justin Erenkrantz, che dichiara che Volpi gli avrebbe offerto un posto presso Skype.
Se accolta, l’ingiunzione preliminare potrebbe bloccare o complicare l’intera trattativa lasciando in un limbo amministrativo e giuridico Skype. Infatti, secondo Frees e Zennström, Volpi ha avuto accesso al codice sorgente ancora in possesso di Joltid, che si è solo limitata a licenziarlo a Google (e licenza per le cui clausole le parti sono ancora in causa): questa conoscenza insieme ad altre informazioni confidenziali permetterebbero alla sua società di aggirare illecitamente la necessità di una licenza da parte di Joltid.
Il problema della tecnologia rimasta in possesso dei fondatori è una preoccupazione costante per Skype, tanto che si vocifera che stia pensando all’acquisto di Gismo5, un servizio basato su SIP, open standard compatibile con molti apparecchi e che tra l’altro lavora con Google Voice.
E nel memorandun si fa anche specifica richiesta che Volpi e Venture Index non utilizzino tali informazioni nel lavoro presso Skype né nella sua organizzazione strategica, né che le condividano con altri soggetti interessati all’acquisto di Skype, né che “tentino” i dipendenti di Joost o Joltid. In generale, li diffidano a prendere parte alla trattativa per Skype fino a conclusione del processo.
Friis e Zennström avevano tentato di raccogliere un gruppo di piccoli investitori per riacquistare la loro creatura ma erano stati superati da un gruppo cui partecipa Venture Index che si era riuscito ad accordare con eBay per l’acquisto del 65 per cento di Skype. I due promettono ora di mettere a ferro e fuoco il tavolo delle trattative pur di avere una chance di successo. O almeno di rivalersi sull’ex collega Volpi.
Claudio Tamburrino