Skype è tutto bucherellato, anzi peggio: il network di VoIP più popolare al mondo fallirebbe miseramente quando si tratta di salvaguardare alcuni principi basilari di protezione delle comunicazioni online . A denunciarlo è Privacy International , organizzazione che si batte in difesa della privacy e che per bocca di Eric King esorta la società lussemburghese a rispondere alle preoccupazioni sollevate.
“Skype ha costantemente assicurato che è in grado di proteggere i propri utenti e le loro comunicazioni”, scrive lo Human Rights and Technology Advisor di Privacy International, ma dopo un’attenta analisi della tecnologia adottata dalla società e delle sue policy l’organizzazione “ha motivo di manifestare preoccupazione circa il livello complessivo della sicurezza di Skype”, e crede che “sussistano un numero di questioni alle quali la società deve rispondere”.
Le preoccupazioni addotte da Privacy International riguardano la facilità con cui è possibile “impersonare” un utente di Skype usando il suo nome completo, la mancanza di implementazione del protocollo HTTPS che rende Skype suscettibile di azioni malevole e attacchi, l’adozione di uno schema audio a bit-rate variabile (VBR) che potrebbe facilitare l’interpretazione delle comunicazioni digitali cifrate.
Questa volta Skype dimostra di non volersi sottrarre alle domande poste da Privacy International, e per bocca di un portavoce sostiene che “ci vorrà un po’ di tempo per leggere e digerire il rapporto prima di poter rispondere”. Skype Inc. analizzerà i punti evidenziati dall’organizzazione e risponderà perché la società del VoIP “prende queste questioni molto sul serio e mira a fornire agli utenti il miglior livello possibile di privacy e sicurezza”.
Alfonso Maruccia