Joltid, società dei fondatori di Skype Janus Friis e Niklas Zennstrom, ha fatto causa a eBay per infrazione del copyright sulla tecnologia alla base del servizio Voip.
Joltid possiede il brevetto sulla tecnologia global index , Skype ha il nome (e i clienti), eBay ha acquistato Skype nel 2005. Tuttavia nell’accordo non è stato previsto il passaggio di proprietà della tecnologia di base, ma solo un contratto di licenza per il suo utilizzo (nell’occasione eBay si è dimostrata più esperta di vendite che di acquisti). Zennstrom e Friis avevano tentato di riacquistare la loro creatura, ma il tutto si era concluso con un nulla di fatto che, evidentemente, ha complicato i rapporti fra le parti, che già si sapeva non essere idilliaci vista la fuga dei padri di Skype poco tempo dopo l’acquisizione.
Le clausole allora previste, secondo i fondatori di Skype, sarebbero ora state infrante da eBay: il codice sorgente del software sarebbe stato reso disponibile a parti terze, copiato e modificato.
Così a marzo Joltid ha rescisso il contratto e da allora sta conducendo una battaglia legale per infrazione di copyright davanti ad un tribunale londinese.
Ora ad una corte distrettuale della California ha chiesto un ingiunzione contro Skype, che afferma stia continuando ad utilizzare la tecnologia, e chiede i conseguenti danni ( calcolati modestamente in una rata di più di 75 milioni di dollari al giorno).
Le cose sono ulteriormente complicate dalla trattativa in corso per un ulteriore passaggio di proprietà di Skype (per una cifra che si aggira in torno ai 2 miliardi di dollari): tra gli investitori interessati ad una quota di maggioranza del servizio telefonico via Internet vi è Silver Lake Partners, Andreessen Hotowitz e Index Venture, di cui Mike Volpi è azionista. Volpi era, inoltre, CEO di Joost, un’altra società di cui Friis e Zennstrom sono cofondatori, ma è stato rimosso dall’incarico e la startup video ha affermato di star “investigando sul suo operato”.
Joltid ha quindi alzato il tiro, coinvolgendo nella causa Volpi e gli altri azionisti che avevano annunciato l’accordo per l’acquisto di Skype: secondo l’accusa, durante la trattativa sarebbero stati a conoscenza della violazione della proprietà intellettuale perpetrata.
La nuova battaglia legale non solo complica la vendita, ma il futuro stesso di Skype, che ha annunciato che, anche se sta lavorando a una tecnologia alternativa, alle attuali condizioni “se le problematiche non saranno risolte le attività come finora condotte molto probabilmente non saranno possibili”.
Claudio Tamburrino