Mentre Samsung ancora si affanna a rassicurare i propri utenti rispetto a una infelice policy orwelliana che decrive il comportamento del sistema di controllo vocale dei propri televisori, le Smart Tv della casa coreana tornano al centro della polemica: il sistema farcirebbe di pubblicità i contenuti riprodotti sullo schermo di alcuni spettatori.
La polemica sollevata nei giorni scorsi da un frammento della policy che descrive il trattamento riservato alla privacy dei consumatori ancora ribolle: Samsung è intervenuta anche attraverso il proprio blog ufficiale per chiarire in che modo le conversazioni degli utenti vengono catturate e trasmesse a terze parti per essere analizzate ai fini del funzionamento del sistema di controllo vocale. I due microfoni con cui è equipaggiato il televisore servono in un caso a ricevere comandi predeterminati, per cui la voce dello spettatore non viene né registrata né trasmessa a terze parti, e in un altro caso ad accogliere certe ricerche formulate dagli utenti riguardo ad esempio alla programmazione televisiva, elaborate da servizi terzi, a cui sono trasmesse.
Anche la policy è stata emendata per riflettere con più chiarezza che i microfoni tesi all’ascolto delle Smart TV operano in funzione della sola interfaccia di input e solo su richiesta dell’utente, che il soggetto terzo coinvolto nell’elaborazione dei dati relativi al sistema di controllo vocale è l’azienda Nuance Communications, che è possibile disabilitare la funzione. A parere degli osservatori la sostanza non sembra cambiare di molto: rappresenta l’altro lato della medaglia dei sistemi di interazione vocale.
Samsung è costretta però a confrontarsi di nuovo con le rimostranze delle platee che intrattiene: online sono comparse le testimonianze di alcuni utenti delle Smart TV dell’azienda coreana, ai quali sarebbero stati propinati degli spot pubblicitari posticci, inoculati in contenuti stoccati su hard disk esterni e veicolati sullo schermo dall’applicazione Plex; segnalazioni analoghe sono state postate anche sui forum del servizio Foxtel TV, che vende pacchetti di intrattenimento ai telespettatori australiani. Ad intervalli di 15-30 minuti lo schermo dei telespettatori coinvolti si bloccava per fare spazio a un comunicato pubblicitario dedicato a Pepsi.
Sia Foxtel che l’app Plex hanno dichiarato la propria estraneità ai fatti. Gli utenti, nel frattempo, hanno trovato una soluzione per interrompere le iniezioni pubblicitarie: è necessario revocare il consenso alla Yahoo Privacy Policy attraverso il menù dedicato alla piattaforma Smart Hub. La soluzione riconduce ad apparizioni di popup pubblicitari già segnalate nel mese di gennaio, che Samsung aveva giustificato come risultato di partnership dedicate allo sviluppo di “funzioni che permetteranno ai consumatori di scegliere di godere di un home entertainment di nuova generazione”, funzioni che però, per ora, non prevedono l’adesione dell’utente. In attesa di sviluppare una schermata dedicata all’opt-in in collaborazione con Yahoo, Samsung offriva una guida all’opt-out identica a quella segnalata ora dai consumatori.
La divisione australiana di Samsung è ora intervenuta per offrire le proprie scuse agli utenti locali, gli unici ad aver sofferto del problema, “risultato di un errore creato da un recente aggiornamento software non previsto per il mercato australiano” e ora risolto: l’azienda ha altresì comunicato che non intende proporre questo tipo di pubblicità in Australia. Nessun accenno a quanto avverrà nel resto del mondo.
Gaia Bottà