Smart TV e privacy: il nostro televisore ci sta spiando?

Anche la Smart TV in salotto ci sta spiando?

Anche Smart TV, set-top box e stick da connettere alla porta HDMI inviano informazioni private a piattaforme e aziende di terze parti.
Anche la Smart TV in salotto ci sta spiando?
Anche Smart TV, set-top box e stick da connettere alla porta HDMI inviano informazioni private a piattaforme e aziende di terze parti.

Giunge da due studi condotti da altrettanti team di ricercatori (della Northeastern University e dell’Imperial College London) un’allerta relativa a Smart TV e privacy: i nostri televisori in salotto trasmettono informazioni private sul nostro conto, anche se non ne siamo consapevoli e persino quando si trovano in standby.

Smart TV e privacy: i dati sono a rischio?

Si parla di apparecchi (non solo televisori, ma anche stick HDMI e set-top box) realizzati da Samsung, LG, Roku e Amazon, scoperti a trasmettere dati di geolocalizzazione e indirizzi IP a realtà come Netflix e altre aziende operanti nel mercato dell’advertising. Un’ulteriore analisi della Princeton University ha individuato in alcune applicazioni compatibili con i dispositivi Roku e con i modelli Fire TV di Amazon del codice responsabile dell’upload verso Google di dati utili a identificare l’utente in modo specifico. In altre occasioni l’invio ha come destinazione Facebook.

Nel caso di Netflix, stando a quanto emerso, le informazioni sono spedite anche se l’utente non è abbonato alla piattaforma. Dagli stessi studi si apprende inoltre che smart speaker e foto-videocamere caricano altre informazioni sui server di aziende note come Microsoft e Spotify.

Secondo il team della Northeastern University, che ha preso in considerazione 81 differenti device appartenenti ai marchi più disparati analizzando il traffico di rete generato, i dati sono trasmessi con maggiore frequenza verso Amazon, Google, Akamai e Microsoft.

È bene precisare che la pratica non costituisce per forza di cose una violazione della privacy: può infatti essere indispensabile per la corretta erogazione dei servizi multimediali fruiti dall’utente, ad esempio quelli di streaming. Quest’ultimo, però, non sempre ne è consapevole. Riportiamo di seguito in forma tradotta le repliche fornite da alcune delle realtà chiamate in causa, raccolte dal Financial Times.

Le informazioni ricevute da Netflix dalle Smart TV non provviste di abbonamento si limitano alle modalità di visualizzazione e alle performance di Netflix sullo schermo. Non riceviamo alcuna informazione relativa ad altre applicazioni o alle attività condotte sulla Smart TV. (Netflix)

Così come gli altri editori, gli sviluppatori di applicazioni per le Smart TV possono utilizzare i servizi di Google per l’advertising al fine di mostrare inserzioni insieme ai loro contenuti o per misurare le performance delle campagne. A seconda delle preferenze espresse dall’utente e al consenso fornito, l’editore può condividere con Google informazioni simili a quelle impiegate per le pubblicità nelle app e sul Web. A seconda del produttore del dispositivo e di chi possiede l’applicazione, i dati inviati a Google possono includere la localizzazione, la tipologia del device e ciò che l’utente sta guardando all’interno di una specifica app, così da poter mostrare advertising personalizzato. (Google)

È comune per dispositivi e applicazioni inviare dati a servizi di terze parti integrati in essi. Questo può, ad esempio, includere l’invio di informazioni a Facebook da parte di un’app per creare un’interfaccia di Login o per mostrare il pulsante Like. (Facebook)

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Pubblicato il
19 set 2019
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