Smartphone di Stato, l'incentivo che non c'è

Smartphone di Stato, l'incentivo che non c'è

L'ipotesi di uno smartphone di Stato a chi ha ISEE sotto i 20 mila euro, per concedere l'accesso a benefici quali cashback e lotteria degli scontrini.
Smartphone di Stato, l'incentivo che non c'è
L'ipotesi di uno smartphone di Stato a chi ha ISEE sotto i 20 mila euro, per concedere l'accesso a benefici quali cashback e lotteria degli scontrini.

Pur se lanciato in pompa magna da molte testate giornalistiche (raramente in modo equilibrato, e più che altro come ennesima leva di elogio o critica all’operato governativo), il cosiddetto “smartphone di Stato” è qualcosa che ad oggi di fatto ancora non esiste. Non solo: il progetto è tanto originale e di difficile implementazione che ben difficilmente potrà trovare la strada dell’approvazione. Inoltre c’è tutta una serie di aspetti che andrebbe approfondita sotto molti punti di vista, perché la misura rischia di non essere inclusiva, di non essere equilibrata, né di essere efficiente in assenza di specifiche precise.

Lo smartphone di Stato, più dubbi che certezze

Ma soprattutto, va detto in modo esplicito ai fini di una necessaria chiarezza: lo smartphone di Stato ad oggi è soltanto una serie di frasi inserite in un emendamento alla Manovra in approvazione entro fine anno, un breve testo che ancora deve essere passato al vaglio della Commissione Bilancio e che in un secondo momento passerebbe al vaglio ulteriore delle Camere.

L’idea è quella di un budget da 20 milioni di euro per dotare le famiglie di un accesso ad una serie di strumenti ritenuti essenziali ai fini dell’accesso ai benefici della trasformazione digitale. Le famiglie beneficiarie sarebbero identificate per mezzo di ISEE (sotto i 20 mila euro): lo smartphone sarebbe concesso in comodato d’uso gratuito per un anno e sarebbe dotato di connettività per consentire l’accesso alle risorse indicate. L’app IO sarebbe precaricata e lo SPID sarebbe requisito necessario per poter accedere al beneficio. Infine sarebbe incluso l’abbonamento per la lettura di “due organi di stampa“. Il beneficio sarebbe ad esclusivo appannaggio di un solo membro per ogni famiglia, immaginando così di abilitare un intero nucleo con il minimo investimento.

Così facendo la famiglia sarebbe potenzialmente abilitata al Cashback di Stato, così come alla Lotteria degli Scontrini. L’idea di fondo, insomma, è quella di fornire un elemento abilitante con cui poter attingere a benefici altrimenti non raggiungibili. I dubbi sono però tanti e tali che la Commissione Bilancio probabilmente non potrà lasciar procedere il testo se non attraverso un ragionamento dirimente di troppe questioni fondamentali: è davvero necessario uno smartphone, o sarebbe forse meglio estendere la portata dei bonus già in essere? Pensare a bonus per elargire strumenti digitali (ormai ampiamente diffusi in ogni famiglia) non è forse un approccio sbagliato al problema?

Dal punto di vista tecnico sarebbe facile sollevare più di una obiezione. Dal punto di vista politico sembra essere più una provocazione che non progetto con effettiva ambizione di approvazione. Dal punto di vista strategico sembra l’ennesimo errore di una politica di incentivo alla digitalizzazione, corollario bipartisan di una storia di tentativi spesso basati su bonus raramente in grado di sortire effettivi benefici sia di breve che di lungo periodo.

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Pubblicato il
20 dic 2020
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