La questione è datata tanto quanto l’oggetto della discussione: l’utilizzo dello smartphone a scuola dev’essere consentito oppure vietato? E, nel primo caso, con quali modalità? Premessi i divieti già in essere, anche nel nostro paese, adottati da parecchi istituti, soprattutto nelle classi della primaria e secondaria di primo grado, UNESCO invoca ora un intervento più deciso dei governi a livello globale. Insomma, idealmente una sorta di ban mondiale.
Smartphone a scuola: valore aggiunto o distrazione?
L’appello è lanciato dall’agenzia delle Nazioni Unite contestualmente alla pubblicazione dell’edizione 2023 del Global Education Monitoring Report (a fondo articolo il link per raggiungere la versione integrale), in cui si legge che dati di valutazione raccolti su scala internazionale … suggeriscono un legame negativo tra un utilizzo eccessivo degli strumenti ICT e le prestazioni degli studenti
. Ancora, la semplice vicinanza a un dispositivo mobile è stata ritenuta in grado di distrarre gli studenti e avere un impatto negativo
.
Lo schermo di un telefono costituirebbe dunque una fonte di distrazione dannosa per l’apprendimento e la concentrazione.
L’impiego degli smartphone nelle aule stimola il coinvolgimento in attività non relative alla scuola, influendo sulla capacità di ricordare e comprendere. Uno studio ha scoperto che possono occorrere fino a 20 minuti per tornare a concentrarsi su ciò che si stava facendo, dopo aver interagito con attività non didattiche.
Da qui, l’invito rivolto ai legislatori, perché prendano in considerazione il problema e si mettano al lavoro per definire regole appropriate, laddove non ancora presenti. Se non un ban (nel report di UNESCO sono citati anche i casi virtuosi di impiego della tecnologia in aula, ad esempio ai fini dell’accessibilità), almeno un giro di vite. L’agenzia indica poi nella formazione degli insegnanti un altro obiettivo da perseguire.
Insomma, chiudiamo l’articolo così come l’abbiamo aperto: la questione è complessa e ha origini ormai datate. Che sia ormai anche anacronistica, nell’era in cui il divario in termini di funzionalità e modalità d’uso che separa uno smartphone tradizionale da altri apparecchi come gli smartwatch (mai citati nelle 435 pagine del report) è sempre più esile?