Il pericolo smartwatch piomba nelle scuole. Seppur ancora circoscritti a pochi appassionati e curiosi, gli orologi intelligenti, e più in generale tutti i dispositivi indossabili (da occhiali a magliette, fino alle parrucche ), agli indubbi vantaggi che offrono affiancano una serie di interrogativi che possono generare problemi e paradossi, e non solo per la questione della sicurezza e della privacy circa le informazioni e le immagini che possono catturare.
Tralasciando tali punti, che dovranno però necessariamente essere normalizzati, il ricercatore dell’università del Michigan Alex Migicovsky si è concentrato sulle (insidiose) potenzialità offerte dagli smartwatch in ambito scolastico, dimostrando cosa può accadere nel corso di un esame, laddove un sistema integrato formato dagli smartwatch degli studenti e dai corrispettivi smartphone collegati a un apposito servizio in rete consente di condividere le risposte dei quesiti.
Per dare forma alla sua tesi , Migicovsky si è servito di Pebble, il primo smartwatch di successo che su Kickstarter ha guadagnato oltre dieci milioni di dollari, e insieme a un team di amici-ricercatori ha sviluppato ConTest, una applicazione che permette appunto di conoscere in tempo reale quali siano le risposte più diffuse fornite dal gruppo di studenti a ogni domanda.
Nascosto lo smartphone nello zaino o nella giacca, l’interazione avviene via orologio (che via Bluetooth si interfaccia al telefono) e per scoprire quale siano le presunte risposte probabilmente esatte (meglio, quelle scelte dalla maggioranza), basta osservare i pixel mancanti sulla facciata dello smartphone. Un sistema astuto che oltre a favorire il superamento dell’esame mette al riparo da brutte sorprese, poiché è praticamente impossibile per qualsiasi professore decifrare l’interfaccia degli orologi, che a distanza sembrano assolutamente privi di particolarità.
L’interessante studio di Migicovsky prova a fornire anche una contromisura per frenare gli studenti disonesti, anche se a fronte del previsto boom di dispositivi indossabili, l’unica arma che appare efficiente è vietare l’utilizzo di smartwatch agli studenti che devono sostenere un esame. Una soluzione già in vigore presso l’ Artevelde University di Gent, Belgio, dove nonostante l’irrisoria presenza di studenti dotati di smartwatch si è voluto risolvere il problema a monte. In attesa della diffusione degli orologi intelligenti e delle applicazioni in soccorso degli imbroglioni, è probabile che molti altri istituti seguiranno nei prossimi mesi l’esempio belga.
Alessio Caprodossi