Dublino – Se la memoria vacilla e non è più possibile ricordare il numero telefonico della ragazza conosciuta un’ora fa, non è colpa dell’età – o di senilità precoce – ma di telefoni cellulari e device utilizzati per memorizzare date, appuntamenti, contatti e quant’altro è possibile classificare in un dispositivo elettronico. È la singolare tesi che emerge da uno studio/sondaggio pubblicato dal Trinity College di Dublino.
Il cervello degli utenti di tali dispositivi starebbe dunque delegando, in misura sempre più pesante, la memorizzazione di informazioni – soprattutto semplici – al cellulare. Come riferisce il Telegraph , la ricerca (condotta su un campione di 3mila persone) rivela che il cittadino medio deve ricordare numerosi dati di semplice entità, come cinque password, cinque codici PIN, tre numeri di conto corrente bancario. Queste ed altre informazioni fanno parte della vita quotidiana.
Eppure circa il 25% delle persone intervistate ha dichiarato di non essere in grado di ricordare il numero di casa , e le informazioni sugli eventi familiari – come compleanni e anniversari – restano nella nebbia per circa il 65% di loro. Gli anniversari, in particolare, sono la bestia nera degli uomini: il 45% di loro non se ne ricorda, a fronte di un solo 10% per le donne.
Le generazioni più giovani – cresciute con la tecnologia – hanno ancora meno memoria di quelle che le hanno precedute, sempre secondo il sondaggio: “La gente ha più dati da ricordare al giorno d’oggi e si affida sempre più alla tecnologia per supportare la memoria”, ha spiegato il professor Robertson
Cellulari e personal organizer sono dunque visti oggi come le calcolatrici un tempo, accusate di far perdere a giovani e meno giovani le più elementari capacità di calcolo. Eppure c’è chi giura che se non potesse segnarsi tutto, quel tutto si perderebbe nell’oblìo. La portabilità dei dispositivi, e la comodità di avere sempre con sé un “blocco appunti” capace di memorizzare alert, ricorrenze e compleanni, qualcuno la vive come l’ ultima spiaggia della propria indipendenza.
Dario Bonacina