Roma – Comunicazioni brevi ed essenziali. Questo, in sostanza è il motivo per cui sono nati gli SMS, acronimo di Short Message Service . Come tutti sanno, le regole del gioco sono semplici: i caratteri a disposizione sono 160, in seguito estesi grazie all’evoluzione sul lato software che ha permesso di concatenare più SMS in un unico messaggio di testo. Il famoso limite, ripreso in seguito e divenuto un vero e proprio punto di forza per consacrati esperimenti di web 2.0 come Twitter , è stato introdotto oltre vent’anni fa, ed è riconducibile al lavoro pionieristico di Friedhelm Hillebrand, communications researcher presso Deutsche Telekom.
Ed è proprio lui a svelare i retroscena che hanno accompagnato la nascita e i primi passi dell’evoluzione di quello che si è dimostrato essere un vero e proprio nuovo modo di comunicare. Secondo quanto dichiarato in un’ intervista rilasciata al Los Angeles Times , la scelta dei 160 fatidici caratteri sarebbe arrivata dopo numerose prove davanti alla macchina da scrivere, per cercare di trovare il giusto compromesso tra il minimo ingombro e la compiutezza di quanto si comunica. “È perfettamente sufficiente” fu il suo commento in quel lontano 1985.
La parte più dura venne dopo, ovvero riuscire a dimostrare che 160 caratteri erano davvero necessari ad istituire una nuova forma di comunicazione, tra lo scetticismo dei colleghi e la mancanza di un feedback relativo a ricerche analoghe compiute in tal senso. Alla fine, Hillebrand e soci si affidarono a due soli elementi: lo studio dei messaggi mandati sulle cartoline e dei messaggi inviati tramite Telex indicò loro una media di circa 150 caratteri utilizzati per veicolare con successo il messaggio.
L’ultimo scoglio da affrontare fu quello di trovare uno spazio per veicolare gli SMS. Nel far ciò, il team di ricerca decise di utilizzare un secondo canale radio preesistente utilizzato solo per finalità secondarie, vettore che era in grado di ospitare solo ed esclusivamente messaggi dalla lunghezza complessiva di 128 caratteri, quindi ben lontani dallo standard di 150 ottenuto attraverso l’analisi su cartoline e Telex. Grazie ad un lavoro di cesellatura sui caratteri abilitati nella conversazione, tra cui numeri e punteggiatura, i ricercatori riuscirono ad aggiungere altri 32 caratteri e raggiungere così l’agognato numero definitivo verrà poi inserito come protocollo standard.
Nonostante le prove tecniche fatte da Hillebrand e colleghi, la diffusione dei messaggini nelle fasce più giovani dell’utenza ha favorito la nascita di un vero e proprio linguaggio alternativo: il codice da SMS. Per ovviare alla mancanza di spazio a disposizione, si è plasmato un vero e proprio codice linguistico, recuperando le abbreviazioni utilizzate nella simbologia matematica (per diventa x e più diventa +), facendo scomparire in alcuni casi interi set di vocali, utilizzando numeri e emoticon.
Un codice tanto bistrattato dai puristi della lingua, spesso difficile da comprendere e da utilizzare, che ha avuto uno strano destino, ovvero quello di essere adottato come linguaggio ufficiale dei teenager anche sul web, anche in presenza di chilometrici spazi bianchi da riempire. “È comodo e poi si fa prima” è una delle giustificazioni più in voga. Diverso, invece, il discorso per Twitter che sembra aver ereditato dal cugino SMS solo il numero di caratteri a disposizione (140 per il testo più venti per il nickname dell’utente): nonostante il fatto che anche questo sistema obblighi a comprimere i messaggi, il linguaggio da tastierino alfanumerico sembrerebbe non aver spopolato tra gli utenti, forse anche perché l’ età media dei cinguettatori si aggira a ridosso dei 30 anni.
Il futuro per gli SMS è quantomai impredicibile, dal momento che nonostante la rapida ascesa del web iperconnesso e degli smartphone sempre più capaci in termini di connettività in movimento, rimangono un’ottima alternativa in assenza di risorse, proprio dove il digital divide segna più pesantemente l’evoluzione sociale e tecnologica. Nell’attesa, il classico messaggino si è reinventato, adeguandosi ai tempi e alle nuove frontiere tecnologiche: è diventato un mezzo alternativo per pagare, per autenticare transazioni monetarie e, come nel progetto txteagle , per creare nuove risorse lavorative nei paesi in via di sviluppo.
Vincenzo Gentile