Johannesburg (Sudafrica) – Bruce Willis diceva che un giorno qualcuno avrebbe girato un film con una videocamera economica e avrebbe fatto i milioni. La scena è in un video amatoriale di Quentin Tarantino, girato durante le riprese di “Pulp Fiction”. Aryan Kaganof deve essersi ispirato a quel video, girando “SMS Sugar Man”, un film girato interamente con un cellulare e dal budget irrisorio (per ora ha fatto il film, chissà se farà i milioni).
164mila dollari, tre attori, otto telefonini ( Sony-Ericsson W900i , per la precisione): sono i numeri principali di questo film, le cui riprese sono durate 11 giorni. Che non è un cortometraggio: la produzione ha previsto che il film venga trasmesso ai cellulari in tre episodi, da 30 minuti ciascuno, nel corso di un mese.
“SMS Sugar Man” non è nemmeno un documentario: la trama racconta di due prostitute di alto bordo e del loro protettore, in crociera al largo delle coste del Sudafrica durante il periodo Natalizio. “Ritenevo che il cinema, in Sudafrica, non fosse il media appropriato a rappresentarci… è soprattutto un fenomeno bianco – riferisce Kaganof parlando del suo film – “Poi mi ha molto sorpreso il fatto che il mezzo che i sudafricani amino più di ogni altro sia il telefono cellulare”.
Sui dubbi legati alla qualità delle riprese, migrate poi al formato cinematografico del 35 mm, il regista controbatte: “Sono favolose”. E la produttrice Michelle Wheatley racconta di quanto sia stato interessante l’editing di un film come questo: “Avevamo solamente un kit di telefoni cellulari da far girare, il che ha permesso alle attrici di costruire la storia e improvvisare, più spontaneamente di quanto non avrebbero fatto con una cinepresa puntata sul loro volto”.
Con la “prima” prevista in maggio, il film da 164mila dollari si appresta forse a tracciare una nuova strada, che capovolge gli aspetti che legano il mondo della telefonia mobile a quello del cinema: il fenomeno, infatti, è diametralmente opposto a quello delle prime visioni cinematografiche su videofonino, che tanto ha fatto discutere in Italia in occasione del lancio di The Interpreter .
Dario Bonacina