La previsione ha subito scatenato l’ira delle associazioni a tutela dei consumatori del Belpaese. La Presidenza del Consiglio dei Ministri sembra pronta a varare un decreto legge per la riforma della Protezione Civile, in particolare la revisione dei finanziamenti garantiti al fondo contro le calamità : da recuperare tramite una tassa sugli SMS.
Negli undici articoli del nuovo provvedimento, due aree in cui attingere per alimentare le risorse economiche del fondo. In primis, le accise sui carburanti, che aumenteranno di 5 centesimi di euro a litro sia a livello regionale che statale . Ma a lasciare di stucco gli osservatori è l’altra predisposizione di finanziamento per la Protezione Civile.
Una tassa fino a 2 centesimi sull’invio di un breve messaggio di testo (SMS) da telefono cellulare, computer o siti web gestiti dai vari operatori. Le stesse società telefoniche dovranno provvedere al pagamento dell’imposta, “con facoltà di rivalsa nei confronti dei clienti”.
Si tratta di una misura che – considerata l’imponente mole di messaggini inviati dagli italiani ogni giorno – potrebbe fruttare una cifra vicina al mezzo miliardo di euro all’anno . Per il Codacons, è un vero “furto con destrezza”. L’associazione fa notare come l’invio di un SMS in Italia costi già cinque volte di più rispetto ad altri paesi europei come la Danimarca.
“Come se non bastasse il fatto di avere gli SMS ed i carburanti più cari d’Europa, il Governo, invece di cercare di ridurre il divario con gli altri paesi UE, intende aggravarlo ulteriormente – si legge in un comunicato – senza tener conto che queste tasse colpiscono ricchi e poveri, indipendentemente dal reddito e dalla capacità contributiva delle famiglie”.
Mauro Vecchio