Intervenendo dal suo esilio forzato in Russia, Edward Snowden annuncia di voler lavorare a nuove tecnologie crittografiche in grado di complicare la vita alle attività di spionaggio messe in pratica dalla NSA e dalle altre agenzie di intelligence del mondo.
L’ex-analista della CIA, che con le sue rivelazioni ha dato origine allo scandalo del Datagate , parla in telepresenza alla conferenza Hackers On Planet Earth (HOPE) e chiama a raccolta i “colleghi” per “migliorare il futuro codificando i nostri diritti nei programmi e nei protocolli su cui facciamo affidamento ogni giorno”.
Snowden rivela di voler agire in prima persona in tal senso, dedicando una parte significativa del suo lavoro futuro proprio alla realizzazione di nuove tecnologie anti-spionaggio da mettere a disposizione di tutti.
E non si tratta solo di contrastare il tecnocontrollo a opera della NSA o del “collaborazionismo” delle grandi corporazioni di rete come Facebook che consegnano celermente gli enormi archivi di dati a loro disposizione dietro espressa richiesta del governo, avverte Snowden.
Il cittadino americano che non ritorna in patria perché non ha alcuna speranza di potersi avvalere del suo diritto costituzionale a un giusto processo definisce il mondo di oggi come molto più pericoloso di quanto George Orwell abbia immaginato nella sua celebre distopia letteraria.
Gli ex-responsabili del Dipartimento di Stato USA che non vogliono fare la fine di Snowden – braccato, esiliato e sotto minaccia perenne con l’accusa di essere un pericolo per la sicurezza nazionale – lanciano nuovi allarmi sulle attività dell’intelligence statunitense non connesse al Datagate, evocando ancora una volta il famigerato Ordine Esecutivo 12333 firmato dal presidente Ronald Reagan nel 1981 che consente di intercettare senza freni anche i cittadini USA.
Il tecncontrollo a stelle e strisce è insomma pratica comune e quotidiana, il minimo che si possa aspettare da un paese dove le liste di “sospetti terroristi” sono letteralmente esplose – senza verifiche pubbliche o la possibilità di vedere il proprio nome rimosso dalla colonna infame dei nemici dello stato – passando dai 227mila nomi del 2009 al milione e mezzo di oggi.
Alfonso Maruccia