Ma chi l’ha detto che i social network sono roba per ragazzini? Secondo un recente report del Pew Research Center, oltre il 35% degli adulti ha almeno un profilo su una delle piattaforme più frequentate, ed il tasso di crescita delle iscrizioni degli adulti è persino superiore a quello registrato tra i teenager.
Lo studio è stato condotto attraverso due tornate di interviste telefoniche svolte tra il dicembre 2007 ed il maggio 2008 ed ha riguardato oltre 2000 nordamericani di età superiore ai 18 anni.
In numero assoluto, notano i ricercatori, i teenager costituiscono ancora la maggioranza all’interno degli spazi di social networking. Ma gli over18 stanno recuperando rapidamente: se nel 2005 solo un adulto su 10 aveva un profilo proprio, oggi la percentuale è salita fino al 35%. E a livello di nuove iscrizioni il numero di maggiorenni cresce ad un ritmo doppio di quello dei minorenni.
Per quanto riguarda le motivazioni, le istanze personali e ludiche prevalgono su quelle professionali. Alla domanda sul perché del loro stare online, racconta USA Today , l’89% degli intervistati risponde indicando il desiderio di “stare in contatto con gli amici”, il 57% l'”organizzare cose insieme” e il 49% addita la voglia di “instaurare nuove amicizie”.
Insomma, i papà e le mamme si stanno attrezzando per raggiungere i propri figli all’interno delle bacheche virtuali. E questo potrebbe modificare in futuro anche le strategie degli analisti pubblicitari, che sui social network hanno fin qui privilegiato le campagne teen-oriented . “Mano a mano che ci sono più adulti sulle varie piattaforme, credo che gli esperti di marketing dovranno individuare risposte di tipo nuovo” ha detto a Business Week Debra Aho Williamson, senior analyst di eMarketer .
Soltanto il tempo potrà dire se (e come) lo sbarco massivo degli adulti sarà in grado di modificare il panorama dei social network. Nel frattempo, il loro accalcarsi alle porte delle social community online offre una sponda importante agli stessi gestori delle piattaforme, oggetto negli ultimi mesi di diverse critiche per la loro incapacità di monetizzare il successo fin qui ottenuto. “Se il tasso di impiego dei social network avesse cominciato a stagnare – ha detto Williamson – molti avrebbero parlato di un fenomeno passeggero. Invece, fintantoché continua ad aumentare il numero delle persone coinvolte dal fenomeno, c’è tempo per i gestori per creare modelli di business”.
Giovanni Arata