Social network, legge anti-troll in Australia

Social network, legge anti-troll in Australia

In Australia è stata avanzata una proposta di legge che se approvata dal Parlamento obbligherebbe i social network a smascherare i troll.
Social network, legge anti-troll  in Australia
In Australia è stata avanzata una proposta di legge che se approvata dal Parlamento obbligherebbe i social network a smascherare i troll.

In Australia potrebbero esserci grandi novità per quel che concerne i social network e i fastidiosissimi troll che, inevitabilmente, li “infestano”. Nelle scorse ore, infatti, è stata avanzata una proposta di legge in base alla quale alle piattaforme social media verrebbe imposto di smascherare i troll, appunto.

Al momento la proposta deve ancora essere approvata dal Parlamento, ma qualora l’iter dovesse concludersi con successo si tratterebbe di un primo caso destinato inevitabilmente a far discutere e a delineare un nuovo modus operandi.

La bozza, nello specifico, prevede la creazione di un processo di reclamo che aiuti coloro che si ritengono diffamati a denunciare il fatto facendo sì che il contenuto venga rimosso e la possibilità che il social network di riferimento chieda legalmente al diffamatore il consenso al rilascio dei suoi dati personali se l’utente stesso non rimuove il contenuto o la vittima intende intraprendere vie legali.

È altresì previsto che il social network comunichi alle autorità i dati personali del diffamante mediante richiesta espressa dalla Corte Federale qualora questo non voglia rivelare la propria identità.

Al riguardo, il primo ministro australiano Scott Morrison ha dichiaro:

Le piattaforme digitali devono disporre di processi adeguati per consentire la rimozione dei contenuti. Deve esistere un modo semplice, rapido e veloce per le persone di segnalare tali problemi con queste piattaforme ed eliminarli.

Viene inoltre fatto presente che la responsabilità di tutto è del social network, quindi non del gestore delle pagine o del media che ha condiviso un dato contenuto, il che, come sottolineato dal procuratore generale federale Michaelia Cash, è una conseguenza del recente caso giudiziario che ha stabilito un precedente legale secondo cui chi gestisce pagine social potrebbe essere ritenuto “editore” di commenti diffamatori fatti da terzi, anche se non a conoscenza della loro esistenza.

Fonte: The Verge
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Pubblicato il
29 nov 2021
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