I social non devono filtrare i contenuti per i minori

I social non devono filtrare i contenuti per i minori

Un giudice federale USA ha stabilito che i social media non possono essere obbligati a bloccare contenuti potenzialmente dannosi per i minori.
I social non devono filtrare i contenuti per i minori
Un giudice federale USA ha stabilito che i social media non possono essere obbligati a bloccare contenuti potenzialmente dannosi per i minori.

Una recente sentenza di un giudice federale ha messo in discussione alcuni aspetti della controversa legge sui social media del Texas, nota come SCOPE (Securing Children Online Through Parental Empowerment). La decisione, che fa seguito all’impugnazione da parte di gruppi dell’industria tecnologica, stabilisce che le società di social media non possono essere obbligate a bloccare determinati tipi di contenuti ai minori.

Sentenza USA: i social non devono filtrare i contenuti potenzialmente dannosi per i minori

Il punto centrale della sentenza riguarda il requisito imposto dalla legge SCOPE alle aziende di social media di “prevenire l’esposizione del minore noto a materiale dannoso“, inclusi i contenuti che “glorificano” l’autolesionismo e l’abuso di sostanze illecite.

Il giudice ha stabilito che uno Stato non può decidere arbitrariamente di impedire ai minori di discutere online su specifiche tematiche, anche se ritenute sensibili o controverse, se tali discussioni rientrano nella libertà di espressione protetta dal Primo Emendamento. Il giudice ha criticato i termini vaghi e ideologicamente orientati usati nella legge della Florida per definire quali discorsi vietare, ritenendoli incostituzionali perché limitano eccessivamente la libertà di parola.

In sostanza, la sentenza ribadisce che la libertà di espressione dei minori deve essere tutelata anche online e che uno Stato non può arbitrariamente scegliere quali discorsi protetti proibire sulla base di valutazioni politiche e morali.

Aspetti della legge ancora in vigore

Nonostante la bocciatura di alcuni punti chiave, il giudice ha lasciato in vigore altri aspetti della legge SCOPE, tra cui i requisiti di verifica dell’età e il divieto di pubblicità mirata ai minori. Tuttavia, NetChoice, il gruppo dell’industria tecnologica che ha contestato la legge, ha sostenuto che misure come lo Scope Act richiedono alle principali aziende tecnologiche di aumentare la quantità di dati raccolti dai minori.

Il contesto nazionale: una tendenza in crescita

La legge del Texas fa parte di una tendenza più ampia a livello nazionale, con diversi stati che cercano di regolamentare il modo in cui le piattaforme di social media trattano gli utenti minorenni. New York ha recentemente approvato due leggi che limitano la raccolta di dati sugli utenti adolescenti e richiedono il consenso dei genitori per l’accesso a funzioni “coinvolgenti” come i feed algoritmici.

Anche la California ha approvato una misura simile, in attesa della firma del governatore, che impone alle aziende di social media di limitare le notifiche ai minori e di impedire loro di accedere ad algoritmi che creano “dipendenza”.

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Pubblicato il
3 set 2024
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