Milano – Stanford, Ibm Watson Research Center e Fraunhofer-IESE. Tre mostri sacri per lo studio dell’IT di domani e centri di eccellenza nel mondo accademico delle scienze informatiche. Questa volta, però, ad accomunarli non c’è un primato o un riconoscimento particolare, ma solo il fatto che tutte e tre sono finiti dietro al Politecnico di Milano nella classifica mondiale sui centri di eccellenza nell’ingegneria del software.
Un’istituzione del settore come ACM ha stilato una graduatoria delle scuole di tutto il mondo attive nella ricerca accademica e industriale nel campo del software, posizionando il Politecnico meneghino all’ottavo posto di una classifica che vede primeggiare il Massachussets Institute of Technology (MIT) di Boston, davanti alla Carnegie Mellon University e al George Institute of Technology. Il centro IBM è “solo” decimo e Stanford addirittura 18esima, mentre per trovare la celebre Fraunhofer bisogna scorrere la classifica fino alla posizione 32.
Il Politecnico, dunque, davanti a mostri sacri e primo ateneo del Vecchio Continente nello studio dell’ingegneria del software. “Un riconoscimento prestigioso, che fin qui è passato sotto silenzio”, spiega a Punto Informatico Alfonso Fuggetta , membro del gruppo di ingegneria del software al Politecnico meneghino.
Sotto accusa sono soprattutto i media e la loro propensione all’esterofilia. “In Italia c’è la sindrome dello straniero”, annota. “Qualsiasi risultato venga raggiunto dai soliti noti in campo internazionale viene esaltato, mentre per i successi italiani c’è scarsa attenzione. Piuttosto ci si sofferma sui problemi dell’università di casa nostra, senza cogliere la portata di alcuni riconoscimenti”.
Nello stilare la graduatoria, ACM è partita dal numero di pubblicazioni scientifiche realizzate dai vari centri accademici nel settore, per poi pesare i risultati della ricerca secondo un meccanismo che considera anche l’interazione tra docenti e allievi, la capacità di sviluppare progetti innovativi e i progressi compiuti nel tempo dai programmi di ricerca.
Alcuni dei progetti concepiti nei laboratori universitari del Politecnico sono stati poi sviluppati dal Cefriel, il centro di eccellenza per l’ICT nato dall’iniziativa comune degli atenei milanesi, della Regione Lombardia e del tessuto imprenditoriale locale. “In questo periodo stiamo lavorando su alcuni progetti nel campo del peer-to-peer per la gestione di situazioni di crisi”, aggiunge Fuggetta, che è anche presidente del Cefriel. “Un altro filone di ricerca riguarda, invece, lo sviluppo di tecniche innovative per ridurre i costi delle applicazioni service centriche”.
Tutte attività che il centro di ricerca porta avanti con le proprie gambe. “La situazione dei finanziamenti alla ricerca nel nostro paese è drammatica”, conclude Fuggetta. “Basti pensare che per poter continuare a fare sperimentazione dobbiamo reperire risorse con le consulenze che prestiamo alle aziende in quanto esperti del settore”.
Luigi dell’Olio