Roma – In Bulgaria il Parlamento ha iniziato la discussione su una legge che, se verrà approvata, costringerà la pubblica amministrazione a dotarsi di piattaforme software libere e di adottare formati aperti per i propri documenti e servizi.
La proposta, che ricorda da vicino quelle analoghe già presentate in numerosi paesi europei e non, testimonia il crescente interesse riscosso dal software libero anche in quelle economie sviluppate che soffrono di un notevole ritardo nella diffusione delle nuove tecnologie nelle pubbliche infrastrutture di servizio.
Stando a quanto pubblicato dal gruppo delle libertà digitali EDRI , la proposta di legge riguarda gli enti statali e locali, le scuole, gli ospedali e tutte le organizzazioni che sono finanziate da denaro pubblico. Gli estensori della proposta vorrebbero che sia possibile adottare software proprietario solo caso per caso e solo quando non vi siano alternative “libere” disponibili.
Le motivazioni per l’adozione del software libero addotte dai sostenitori della proposta vanno dalla possibilità, a loro dire, di utilizzare questo genere di software per qualsiasi scopo, di accedere al suo codice sorgente, di modificarlo tarandolo alle esigenze dell’utente finale, di distribuire quanto prodotto pubblicamente senza limiti, di distribuire ogni evoluzione di un applicativo nelle stesse modalità aperte.
Da circa un anno in Bulgaria è in vigore un accordo triennale con Microsoft per la fornitura delle tecnologie necessarie al funzionamento e allo sviluppo della pubblica amministrazione.