Roma – Nasce a Roma il primo incubatore per le imprese che sviluppano software Floss. Sarà presentato questa mattina in Campidoglio il bando per accedere al progetto che accoglierà una decina di piccole imprese , neonate sviluppatrici di software libero sotto l’ala protettiva del Comune di Roma. “L’idea – ha dichiarato l’assessore Mariella Gramaglia – è quella di favorire lo sviluppo di un polo d’eccellenza nel campo. Il Comune di Roma vuole spingere il software libero ed essere un punto di riferimento. Il nostro sogno è riuscire a creare un distretto di economia solidale capace di raggruppare una filiera di aziende che opereranno in maniera responsabile”.
Tutto avverrà nella sede (ancora da arredare) di San Basilio, via Scorticabove, – circa 800 metri quadrati, 18 postazioni di lavoro collegate al web, spazi comuni, segreteria organizzativa – a disposizione di una decina di aziende che lì potranno insediarsi e crescere sfruttando le strutture comunali, servizi, connettività, assistenza e formazione per 30 mesi, tempo stimato per poter camminare ed operare da soli e senza protezioni. Le aziende (ditte individuali, società di persone, società di capitale, società cooperative) dovranno pagare una cifra simbolica di circa 100 euro per i primi sei mesi, somma di sicuro abbordabile anche per le più fragili realtà imprenditoriali.
Con il termine “incubatore” si intende uno spazio fisico che ospita delle imprese e mette a disposizione di queste servizi logistici, materiali e immateriali che ne possano facilitare lo sviluppo. Quello per ICT-Open Source attende persone in grado di lavorare su piattaforme Linux e in generale con l’uso e l’implementazione di free software.
In un prossimo futuro si spera possa entrare in sinergia con il Polo Tecnologico Tiburtino e l’Università di Tor Vergata, specializzate in informatica open source, sia dal punto di vista della programmazione sia della applicazione pratica. L’iniziativa ha un rilievo nazionale, scaturisce infatti da finanziamenti del Ministero delle Attività Produttive in attuazione dell’art. 14 della legge 266/1997. Roma peraltro ha già dato vita a quattro incubatori in settori diversi, come quello di Corviale , di Cinecittà o Play .
Del nuovo incubatore Punto Informatico ha parlato con Alessandro Messina, responsabile dell’assessorato alle politiche per le periferie, lo sviluppo locale, il lavoro del Comune
Punto Informatico: Ma siete o no i primi?
Alessandro Messina: Non posso essere sicuro. Abbiamo fatto ricerche e non abbiamo trovato altri incubatori dedicati al free software. La nostra peculiarità è che sono ammesse imprese la cui mission è la commercializzazione di servizi o prodotti Free/Libre Open Source Software. L”incubatore è in grado di supportare sia lo start up che il consolidamento e lo sviluppo di imprese esistenti.
PI: A chi può essere utile?
AM: E’ un’opportunità per chi vuole avviare un’impresa di servizi informatici e chi ha in progetto di ampliarne o diversificarne una già esistente. E’ un luogo di incontro, di interazione e di scambio ideale per lo sviluppo di un centro di eccellenza sul software Open Source in grado di diventare un punto di riferimento per la Pubblica Amministrazione e le imprese private. Ma è anche un’occasione per conoscere e confrontarci e fare rete.
PI: Per essere più precisi quali servizi siete in grado di offrire alle aziende?
AM: L’incubatore Open Source è in grado di offrire un sistema articolato di strutture e servizi. Verrà concesso l’accesso ad un’area di lavoro di circa 800 mq organizzata e strutturata secondo i più moderni criteri di incubazione di impresa: locali ed uffici dotati di strumenti necessari allo svolgimento di una quotidiana attività di impresa (uffici, telefoni, computer, stampanti, fax, connessione ad Internet, attività di reception ecc.) come spazi comuni per la formazione, le riunioni e sala conferenza. Verranno messi a disposizione, inoltre, una serie di servizi aggiuntivi di animazione ed accompagnamento nelle varie di fasi di crescita dell’attività di impresa.
PI:… come per esempio?
AM: Assistenza tecnica: tutoraggio e monitoraggio delle attività imprenditoriali lungo tutto il periodo di incubazione; seminari tematici di cultura di impresa; networking interno: sviluppo di relazioni e sinergie tra le imprese incubate attraverso incontri e confronti periodici tra le imprese insediate; consulenza ai finanziamenti ed altro.
PI: Ogni azienda incubata potrà rimanere 30 mesi, e poi?
AM: E’ un limite prorogabile una volta al massimo di sei mesi. Ma devono esserci elementi tali da giustificare la permanenza. In sostanza, bisogna avere la certezza che con altri 6 mesi di incubatore l’azienda sarà in grado di vivere da sola. In fondo, a questo serve il progetto: agevolare il cammino autonomo.
PI: E’ un modo di concedere finanziamenti alle imprese un po’ particolare… qui sono le imprese che pagano…
AM: E’ un nuovo modo anche poco sfruttato. Si concedono beni materiali e immateriali. Ma la cifra è assolutamente simbolica: 100 euro per i primi sei mesi per arrivare ad un massimo di 500 euro al mese.
PI: C’è però anche la possibilità di partecipare da “esterni” come associati…
AM: Un associato è colui che gode di alcuni benefici non essendo incubato. Tali benefici potrebbero essere per esempio la “rete” di aziende creata dall’incubatore, oppure sfruttare sinergie o l’assistenza o la formazione.
PI: Oggi sarà presentato in Campidoglio il bando, quali saranno le fasi successive?
AM: Una seconda fase sarà l’accoglienza, con informazione, orientamento e scouting (fino esaurimento spazi), poi ci sarà una prima selezione di aziende sempre fino ad esaurimento spazi. Seguirà l’insediamento. Ultima fase è il networking post-incubazione.
PI: Le aziende saranno sottoposte a selezione sulla base di quali criteri?
AM: In primo luogo sarà valutata la potenzialità del progetto, poi conteranno molto anche gli aspetti occupazionali. Inoltre, altro punteggio sarà assegnato per aziende che s’impegnano a realizzare forme di certificazione e di sostenibilità
PI: Avete fatto una indagine preventiva? Vi sono molte aziende che operano nell’open source a Roma?
AM: No, non abbiamo fatto ricerche ma speriamo che vi sia una buona affluenza… è sempre una incognita. Sappiamo che c’è moltissimo interesse ma a monte c’è bisogno comunque di qualcuno che faccia investimenti…
PI: Quali obblighi avranno le aziende incubate?
AM: Dovranno attenersi alle regole del buon vicinato, sviluppando rapporti collaborativi con le altre aziende che occupano gli spazi comuni. Dovranno tutti avere cura degli ambienti e delle strutture comunali. Niente di più, in fondo è nel loro buon interesse.
PI:..ed anche il Comune potrebbe svolgere un ruolo importante per il futuro delle ex incubate…
AM: E’ tutto da definire ma si potrebbe lavorare a progetto e sviluppare sistemi utili alla gestione amministrativa interna. Al momento è presto per parlarne, dovremo valutare lo sviluppo generale dell’iniziativa.
Bando e moduli sono disponibili su www.autopromozionesociale.it
a cura di Alessandro Biancardi