Roma – Il 70 per cento del software utilizzato in Sicilia è pirata, è cioè usato illegalmente o copiato senza le necessarie autorizzazioni. Ad affermarlo è l’ultima indagine condotta nella regione da Microsoft Italia che, come noto, da lungo tempo ha iniziato un’analisi del fenomeno pirateria nelle diverse regioni italiane.
I risultati della campagna che Microsoft ha condotto in tre città siciliane evidenziano come a Messina sia più frequente l’offerta di software Microsoft non originale: su 23 punti vendita coinvolti nell’indagine, 19 sono risultati non in regola. Al secondo posto Catania, con 25 rivenditori che hanno offerto copie non originali di prodotti Microsoft su 32 negozi visitati. Infine, Palermo è la città siciliana meno colpita dal fenomeno, con 31 rivenditori non in regola su 55 visitati: un tasso comunque molto al di sopra della media nazionale.
Come noto Microsoft utilizza quelli che ha definito Mistery Shopper , ovvero propri agenti che chiedono informazioni nei negozi o assistono a transazioni e che rilevano l’uso che viene fatto delle licenze o ciò che viene installato sui computer in vendita. Una delle pratiche più diffuse, infatti, è il cosiddetto hard disk loading , ovvero l’installazione di software sui PC in vendita ma senza l’acquisto della licenza d’uso.
Secondo Microsoft il dato rilevato in Sicilia è allarmante, come lo ha definito il direttore della Divisione soluzioni e partner PMI di Microsoft Italia Rossano Ziveri, “se si considera che l’abitudine di offrire copie illegalmente riprodotte del software Microsoft, apparentemente proficua per i commercianti che la adottano, ha in realtà un impatto fortemente negativo sullo sviluppo del settore IT e sulla creazione di nuovi posti di lavoro”.
Microsoft ha anche citato le rilevazioni 2003 di Business Software Alliance (BSA), l’organizzazione che riunisce i maggiori produttori di software proprietario, secondo cui una riduzione del 10 per cento nella pirateria nel software entro il 2006 garantirebbe la creazione in Italia di 17.000 nuovi posti di lavoro nel settore IT e un incremento del gettito fiscale pari a 1,8 miliardi di euro.
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