In passato la mancanza di corrette revisioni analitiche della spesa pubblica ha determinato solo la riduzione dei budget senza un vero e proprio miglioramento dell’efficienza delle risorse impiegate comportando tagli lineari agli stanziamenti di Ministeri ed ai trasferimenti agli Enti territoriali. La Corte dei Conti nel 2017 ha decretato, in un suo rapporto, il sostanziale fallimento del tentativo di ridurre il deficit pubblico della “spending review” fino ad allora adottata.
Con la pubblicazione delle linee guida AGID, adottate secondo le previsioni normative del Codice dell’Amministrazione Digitale (art. 71) sull’acquisizione e il riuso del software nella Pubblica Amministrazione, l’agenzia per l’Italia digitale ha voluto lanciare un forte segnale introducendo, o meglio, perfezionando quello che era la gestione del software in ambito pubblico.
Le linee guida sull’acquisizione e il riuso di software per le pubbliche amministrazioni in vigore dal 9 maggio 2019 suggeriscono di preferire software libero e/o a codice sorgente aperto, valutando i possibili benefici derivanti dall’azione di formati aperti e stabiliscono l’obbligo per le Pubbliche amministrazioni di pubblicare in open source tutto il proprio codice e di valutare software già esistente prima di realizzarne di nuovo.
Le stesse linee guida impongono alla pubblica amministrazione di valutare le soluzioni proprietarie presenti sul mercato. L’amministrazione deve effettuare la ricerca di una soluzione con licenza d’uso proprietaria, analizzando le offerte secondo quanto indicato dal Codice dei contratti pubblici e deve verificare che il software in licenza rispetti i vincoli stabiliti dalle normative.
Tra i software che rispettano i vincoli indicati, l’amministrazione deve effettuare una analisi comparativa che tenga conto dei criteri indicati e individuazione delle soluzioni con licenza d’uso proprietaria che soddisfano le esigenze dell’amministrazione.
L’acquisto di software usato rappresenta un’interessante opportunità per la Pubblica Amministrazione e soddisfa tutti i vincoli indicati nelle linee guida. I vantaggi, oltre a quelli economici, sono di acquistare una versione del software indicata alle necessità di utilizzo, invece che comprare la versione ultima e aggiornata che magari non interessa o che non è fondamentale per quel determinato utilizzo.
La Pubblica Amministrazione, in particolare alcuni Ministeri e alcuni Comuni italiani stanno sperimentando già da diversi anni l’acquisto di software usati da società come ReLicense che, oltre a soddisfare i severi vincoli stabiliti dalle normative per l’acquisto di software usato da parte della Pubblica Amministrazione, sta contribuendo a semplificare la parte commerciale di acquisizione e si sta adoperando anche sul fronte legislativo al fine di semplificare la vendita di licenze software in possesso alle PA.
Grazie agli scrupolosi processi di selezione e compravendita dei software, Relicense nel corso degli ultimi anni è riuscita a portare il tema dell’acquisto del software usato direttamente alle Pubbliche Amministrazioni, illustrando loro in modo chiaro ed esaustivo le diverse opportunità di risparmio e ottimizzazione dei costi, dimostrando che è sicuramente un’ottima opportunità per tutte quelle strutture pubbliche che hanno a disposizione poche risorse e fondi limitati per aggiornare i propri software.
Quello della compravendita di software usato è un mercato molto interessante e in costante crescita, dopo la sentenza della Corte di Giustizia Ue che ha regolamentato requisiti e modalità per operare in modo legale e legittimo in questo settore, ma il fattore fondamentale sta nel fatto che le licenze software usato possono essere riutilizzate e funzionare esattamente come quelle nuove.