Io ho sempre creduto che il Web sia per tutti. Questo è il motivo per cui io e altri lottiamo fieramente per proteggerlo. I cambiamenti che siamo riusciti ad apportare hanno creato un mondo migliore e più connesso. Ma per tutto il bene che possiamo aver aggiunto, il Web è diventato un motore di inequità e divisioni; influenzato da potenti forze che lo usano per i propri obiettivi.
Con queste parole che molto somigliano ad un manifesto, Tim Berners-Lee lancia la sua nuova proposta. Colui il quale ha dato vita al World Wide Web vuole oggi reinventare la sua propria creatura, gettando le basi per il Web che verrà: il punto è cruciale e secondo Berners-Lee si tratta anche di un cambiamento necessario. Nasce di qui l’idea di Solid, “progetto open source per ripristinare il potere degli individui sul Web”.
Solid
Tutto ruota attorno alla privacy: di questo Tim Berners-Lee ne è convinto, tanto da mettere la gestione dei dati personali al centro del nuovo progetto.
Solid cambia il modello attuale nel quale gli utenti devono consegnare dati personali ai giganti digitali in cambio di un valore percepito. Come tutti noi abbiamo abbiamo scoperto, questa non è stata cosa nel nostro miglior interesse. Solid è il modo in cui evolve il web per ripristinare l’equilibrio – dando ad ognuno di noi il controllo completo sui dati, personali o meno, in un modo rivoluzionario.
“Solid è una piattaforma” ed è stato pensato e costruito a partire da quello che è il Web odierno. Lo scopo è quello di offrire agli utenti la possibilità di avere il pieno controllo sui propri dati personali: sapere dove sono conservati, autorizzarne gli usi, condividerli con chi si vuole, gestirne i flussi verso app e attorni esterni. Secondo Tim Berners-Lee la cosa può facilmente diventare “una incredibile opportunità per creatività, problem-solving e commerci“, offrendo a individui, sviluppatori e imprenditori un nuovo modo di pensare e costruire applicazioni e servizi innovativi ed affidabili.
Il nome, benché abbia già un evidente significato in sé, nasce come acronimo di “social linked data“, che secondo quanto riportato dall’originale draft del MIT rappresenta “un set di convenzioni e strumenti per costruire social application decentralizzate e basate sui principi dei Linked Data“. Modulare, estensibile e basato sugli standard W3C esistenti: si parte di qui, con ambizioni che vanno lontano. I primi vagiti di Solid hanno lasciato traccia su Twitter a inizio 2017: solo oggi, quando Tim Berners-Lee ha esplicitato le ambizioni del progetto, il tutto prende però la piega di un qualcosa destinato realmente a crescere per provarci: reinventare il Web è qualcosa che sarebbe forse impensabile se a monte dell’idea non ci fosse che già l’ha inventato la prima volta.
A warm welcome to all our colleagues and fans in Linked Data and Decentralized Internet!
— Solid Project @ MIT (@SolidMit) January 24, 2017
Dare agli utenti la possibilità di gestire i propri dati significa restituire agli utenti il controllo ed il valore degli stessi. Ciò andrebbe a riequilibrare le dinamiche odierne del Web ed eviterebbe le pericolose derive che negli ultimi anni il Web ha dovuto ripetutamente affrontare in termini di gestione della privacy e di violazioni moleste della stessa. L’idea è quella di rendere trasversale l’accesso ai dati, evitando “silos” di informazioni che, oltre ad essere inefficaci, tendono ad assumere la gestione dei dati per le proprie finalità.
Appare evidente il tentativo di decentralizzare la gestione dei dati personali, insomma, mettendoli nelle mani degli utenti invece di affidarli a differenti gestori che altro non fanno se non moltiplicarne i recipienti ed i riferimenti. Nella disamina di Berners-Lee, tuttavia, non c’è alcun riferimento alla blockchain, anzi: è estremamente chiaro come l’intera struttura si reggerà su strumenti del tutto noti e sperimentati, senza slanci su tecnologie che debbono ancora trovare un proprio equilibrio. La proposta relativa a Solid è tanto innovativa quanto pragmatica, insomma, e chi vi sta a capo esprime estremo ottimismo circa le possibilità che possa aver inizio un nuovo modo di pensare al Web.
Le persone vogliono un Web di cui ci si possa fidare. “E vogliono applicazioni che siano di aiuto, senza che l’utente venga spiato“. E così come oggi le persone pagano per depositare informazioni su Dropbox, in futuro potranno seguire medesimo approccio per gestire e tutelare le proprie informazioni personali. Per perseguire questi motivi Tim Berners-Lee ha preannunciato di voler ridurre il proprio impegno nel World Wide Web Consortium (W3C) per fondare l’azienda che sarà alla base di questa grande ipotetica rivoluzione: il suo nome è inrupt e sarà legata fin dalla nascita a doppio filo al concetto di Solid.
Questo il sito ufficiale solid.
inrupt
Secondo Tim Berners-Lee lo scopo di inrupt è quello di offrire a Solid le necessarie energie commerciali per poter finanziare la costruzione di questo nuovo modo di intendere il Web. In questa avventura il fondatore del Web sarà affiancato dall’imprenditore John Bruce: “assieme condividiamo la stessa passione per la creazione di un nuovo e meglio bilanciato Web“. Solid e inrupt saranno quindi due facce della stessa medaglia, elementi complementari pensati per dar corpo al progetto.
Lo scopo di inrupt è quello di supportare Solid e con Solid condividerà il destino. Dai fondi che inrupt sarà capace di mettere assieme, Solid troverà basi più o meno concrete per potersi imporre mentre, per contro, inrupt troverà la capacità di durare nel tempo solo e solo se Solid riuscirà ad imporsi come ideale e come nuova piattaforma. L’idea di base è che nessuno abbia tirato la giacchetta il Web con fini effettivamente distruttivi, ma al tempo stesso l’incrocio di differenti interessi privati ha in parte snaturato quello per cui il Web era stato pensato. Ora è venuto il momento di sfilare questi interessi dalle tasche dei grandi attori per poter dar vita ad un ambiente nuovamente salubre, nuovamente equilibrato e nuovamente pronto per essere habitat della dimensione immateriale delle persone.
inrupt, insomma, ad oggi non ha un vero e proprio modello di business: sarà questo il primo obiettivo da porsi, ma è su questo obiettivo che si getteranno le basi per fare di Solid un progetto realmente concreto. La gestione puntuale della privacy, tenendo sotto controllo l’accesso ad ogni singola informazione, può essere ottenuta attraverso tecnologie completamente retrocompatibili rispetto al Web odierno: Solid di fatto si presenta come una sovrastruttura in grado di offrire maggiori opportunità, ma senza alcuna frizione con quelli che sono gli standard già in essere.
Questo il sito ufficiale inrupt.
Solid POD
Tutto ruota attorno al Solid POD:
Immaginate il vostro Solid POD come il vostro sito Web privato, ad eccezione che i dati sono interoperabili con tutte le app. […] Quando posti commenti o video online, i tuoi amici possono vederle con qualsiasi app desiderino. Sono i tuoi dati e possono essere utilizzati comunque ed in qualsiasi forma tu voglia.
Giocoforza il Solid POD diventa fulcro della propria identità online. Solid manterrà un registro dei provider autorizzato al rilascio di un “Pod” e chiunque potrà installare un server per diventare provider aderente al progetto. I dati saranno conservati dentro questo unico recipiente (accessibile tanto il lettura quanto in scrittura) e verranno “linkati” dall’esterno per poter essere utilizzati. “True data ownership”: questa la finalità prima e ultima del progetto, attorno al quale inizierà ora a costruirsi una community, per il quale è già pronto il codice su Github, una cui chat di discussione è già pronta, e dove la sicurezza sarà il focus numero uno dell’intera struttura.
Da notare come il tutto nasca già sotto una buona stella non solo per il fatto che si tratta di un’idea nata da Tim Berners-Lee, ma anche poiché le basi economiche vedono già Mastercard e Qatar Computing Research Institute come sponsor dell’iniziativa.