Un comunicato congiunto annuncia l’ acquisizione di Songza da parte di Google, un’operazione dal valore economico ignoto (almeno ufficialmente) che dà a Mountain View l’opportunità di rendere i suoi servizi musicali ancora più ricchi e “curati” di quanto siano attualmente.
La specialità di Songza è infatti quella di proporre playlist tematiche organizzate da personale in carne e ossa piuttosto che da meri algoritmi, un modello di business che dal Web si è nel tempo spostato su app mobile fino a raggiungere i 5,5 milioni di utenti sulle piattaforme portatili più popolari.
Le playlist tematiche di Songza continueranno a operare come sempre, spiega Google annunciando l’acquisizione, mentre per il futuro (“i prossimi mesi”) Mountain View intende sperimentare l’esportazione delle funzionalità del servizio su Google Play Music, YouTube e sugli “altri prodotti Google”.
La corporation californiana avrebbe speso una cifra stimata di 39 milioni di dollari per inglobare Songza, una spesa notevole ma neanche lontanamente paragonabile ai soldi sborsati da Apple per l’ acquisizione di Beats .
Quale che sia il costo dell’operazione, il servizio di Songza arricchisce con un elemento umano i tanti servizi musicali già offerti da Google ma basati su algoritmi. Una scelta che sposa le modalità di un servizio di raccomandazione musicale come Pandora piuttosto che il business di streaming puro e semplice che caratterizza un colosso del calibro di Spotify .
Alfonso Maruccia